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Un paziente su tre costretto a rinunciare alle cure per motivi economici

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Si è svolta nei giorni scorsi la prima edizione dell’evento Deloitte «Outlook Salute Italia 2021 - Prospettive e sostenibilità del Sistema Sanitario». Obiettivo dell’incontro è stato stimolare una riflessione sulle opportunità e sulle sfide del nostro Sistema Sanitario Nazionale, uno dei più efficienti al mondo, iniziando i lavori con la presentazione di una ricerca demoscopica realizzata da Deloitte, basata su oltre 3.500 interviste effettuate sul territorio nazionale, mirata a verificare se e come le numerose dinamiche che stanno interessando il settore stanno modificando abitudini e modalità di fruizione dei servizi sanitari da parte dei cittadini.

Dalle analisi emerge che la condizione economica delle famiglie risulta decisiva per il ricorso ad alcune cure, principalmente visite specialistiche e diagnostica strumentale (come ecografie, radiografie, TAC), il cui utilizzo è maggiore presso coloro che dichiarano un reddito elevato (ad esempio, le visite specialistiche negli ultimi tre anni sono state effettuate dal 50% di coloro che dichiarano un reddito basso, e dal 60% di coloro che dichiarano un reddito elevato). L’indagine fa emergere anche un dato importante relativo alle prestazioni mediche, in quanto più di un quarto del campione afferma di essere stato costretto a rinunciare a cure nell’ultimo anno per motivazioni economiche (29%), quota che raggiunge oltre un terzo dei rispondenti residenti al Sud e nelle Isole (36% al sud; 40% nelle isole).
In questo contesto tuttavia, il giudizio degli italiani sul Sistema Sanitario registra performance positive: il voto medio dato al Sistema Sanitario Nazionale è sufficiente (6,3 su una scala da 1 a 10) e il voto medio assegnato alla Sanità Privata si colloca in una fascia positiva (7,3). In particolare, sono premiati i servizi di prossimità, come il 118 (voto medio 6,8), i servizi offerti da medico di famiglia e pediatra (6,8) e i servizi aggiuntivi disponibili in farmacia (6,6). 

Viceversa, gli intervistati percepiscono criticità importanti legate ai tempi di attesa, che non raggiungono la sufficienza in alcun ambito indagato (il voto medio è inferiore a 5 per tempi di attesa relativi a ricoveri ospedalieri, diagnostica e visite ambulatoriali), e soprattutto, denotano un peggioramento nel corso dell’ultimo anno.

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