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La proposta

«Un lockdown mirato per chi non si vaccina. Non si può aspettare»

«È arrivato il momento di fare un lockdown mirato per i no-vax. Se i contagi vanno avanti di questo passo bisogna invertire la tendenza altrimenti le terapie intensive scoppiano, anche perché i posti della rianimazione sono occupati quasi tutti proprio da loro. Sono i dati a dimostrarlo. Il rapporto fra non vaccinati e vaccinati è di 17 a 1. La situazione sta diventando ingestibile. Ci vuole un’iniziativa forte. Non è più possibile, né accettabile, che 6 milioni e mezzo di no-vax tengano in scacco il Paese». 
Oltre 188 mila nuovi contagi e 385 morti ieri in Italia. Il Veneto è secondo solo alla Lombardia con i suoi 21.833 positivi tra le regioni con il maggior numero di nuove infezioni; l’Ulss Berica registra quasi 3 mila casi e oltre 200 ricoverati. Mai così tanti in un giorno dall’inizio della pandemia. L’occupazione dei reparti-Covid sale al 94% anche se resta stabile al 75% la percentuale in terapia intensiva. La pressione rimane alta. Gli ospedali sono in affanno. E Giovanni Leoni, chirurgo all’ospedale di Venezia, presidente dell’ordine dei medici del capoluogo lagunare e vicepresidente della Fnomceo, la Federazione nazionale che riunisce gli ordini professionali dei camici bianchi di tutta Italia, lancia l’allarme rosso e propone il lockdown limitato ai no-vax. 
«Non possiamo più aspettare oltre». Leoni dice con franchezza ciò che molti pro-vax di buon senso pensano, sussurrano e vorrebbero da tempo, anche se poi sulle piazze a protestare ci vanno paradossalmente coloro che si oppongono alla vaccinazione. C’è – spiega - chi parla di flessione dei contagi ma i dati del ministero della salute dicono il contrario. Il picco ancora non si vede. I tracciamenti sono saltati. Nel Veneto una persona su dieci è positiva. Il virus corre troppo velocemente. La variante Omicron farà meno male della Delta ma colpisce molto di più, e, per la legge dei grandi numeri, i ricoveri aumentano. Il 15 novembre nel Veneto si facevano 500 nuove diagnosi al giorno. Il 15 dicembre erano 5 mila. Il 31 dicembre se ne contavano 14 mila. Oggi sono più di 21 mila. 
O la tendenza cambia – ripete - o può saltare tutto in aria. «Se le infezioni sono così numerose qualcuno che peggiora ci sarà sempre, ed andrà ad affollare l’ospedale. Bisogna interrompere la catena dei contagi. La situazione sta sfuggendo di mano e, a questo punto, se non si blocca la trasmissione del virus, va in crisi il sistema, gli ospedali sono al limite della resistenza, l’attività normale è ferma, gli interventi chirurgici sono ridotti al minimo, in qualche Asl anche i malati tumorali vedono spostato in avanti il giorno dell’operazione con ripercussioni psicologiche immaginabili. Il disagio è enorme. Perché penalizzare ancora pazienti che non hanno colpa di nulla? Perché penalizzare la maggioranza degli italiani e dei veneti che si sono vaccinati e che, correttamente, hanno sentito la necessità di adempiere un dovere sociale nell’interesse generale? Se si fossero vaccinati tutti non saremmo a questo punto». 
Leoni spinge per una soluzione drastica. La proposta del lockdown selettivo l’ha portata sul tavolo romano della Fnomceo perché venga presentata al Cts del ministero e al governo: «In certe aree, le più critiche, va bene ancora il modello Vo’. È qui che si dovrebbero chiudere in casa i no-vax. Basterebbe un lockdown di una ventina di giorni. Altrimenti, se dovesse protrarsi la situazione di oggi, ripeto, non se ne viene fuori. È l’unico modo per frenare i contagi. Mi spiace per coloro che non vogliono vaccinarsi, ma sono loro a provocare la pressione sugli ospedali. La soluzione potrà sembrare draconiana, ma non ce ne sono altre. In alcune regioni, ma anche in alcune zone del Veneto, lo scenario è drammatico. Se vogliamo che il sistema regga, oggi in giro vadano solo i vaccinati con un super green pass esteso a qualsiasi attività. Il distanziamento funziona. Il vaccino pure. L’anello debole sono soltanto i no-vax. Senza protezione si ammalano e fanno circolare il virus. La misura è colma. Si corra ai ripari. Io queste cose le dicevo tre mesi fa. Ora chi deve decidere, decida. Poi, una volta passata la tempesta, si riaprirà tutto»

Franco Pepe

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