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Vicenza, la "gara degli aghi"

«Umiliato dall’Ulss»
Il primario sospeso
ora presenta ricorso

Il primario Vincenzo Riboni
Il primario Vincenzo Riboni
Il primario Vincenzo Riboni
Il primario Vincenzo Riboni

Gara degli aghi. Il primario Vincenzo Riboni ricorre al giudice del lavoro contro la sanzione comminata dall’Ulss a conclusione di un vicenda kafkiana che lo ha visto prima accusatore e poi sul banco degli imputati. È stata la sua legale, l'avv. Federica Coghetto, studio a Martellago, la professionista che patrocina le cause dell’Anpo veneta, l'Associazione dei primari, a presentare in tribunale un esposto fitto di controdeduzioni con cui, appunto, Riboni si rivolge alla giustizia ordinaria per ribaltare la sentenza dell’azienda berica. Da sabato, infatti, il primario, veterano del San Bortolo, è sospeso per dieci giorni dopo la “condanna” ricevuta al termine di un supplemento di indagine sulla presunta sfida svoltasi in pronto soccorso.

La storia è arcinota. A dicembre Riboni denunciava 8 persone del suo reparto, i cosiddetti Amici di Maria, 2 medici e 6 infermieri, responsabili - secondo il racconto di un “pentito” - di una folle gara a colpi di cannule alle spalle di ignari pazienti. Come prove un tabellone immortalato nel fotogramma di una chat segreta con il risultato della gara e i dialoghi serrati scambiati da giocatori e tifosi in una serie di whatsapp. Per Riboni prove inoppugnabili di una vicenda (o messinscena) scandalosa, eticamente riprovevole. Gli Amici di Maria, però, negano, e l’ufficio legale chiude il fascicolo con due blande “condanne” agli autori della sfida a due. Ma non finisce qui. Adesso è il Nursind a controdenunciare Riboni. Il sindacato degli infermieri sostiene che il primario avrebbe alterato i contenuti di un’infuocata riunione avuta con gli Amici di Maria. La prova è un file registrato. Da qui la sospensione. Una decisione che Riboni continua a non accettare e che, anzi, vive con sofferenza. «È una cosa – spiega con voce rotta dall’emozione – che infanga la mia carriera. Ho dedicato la mia vita ai malati e all’ospedale di Vicenza onorando l’azienda e ora mi ritrovo questa punizione pesantissima. È questo che mi fa stare male. Il resto si vedrà». Per lui “lontano da suo lavoro” – dice – sono giorni difficili: «Mi conforta solo la solidarietà che mi sta dimostrando la gente, non solo a Vicenza. Mi è arrivata una coralità di attestazioni da parte di chi sa come ho sempre vissuto la mia professione».

Intanto, dinanzi alla nuova vampata mediatica sul caso che infiamma il San Bortolo, l’Ulss dirama un comunicato: «L’azienda ha aperto un procedimento nei confronti del dott. Riboni senza alcun intento di tipo punitivo, ma come atto dovuto in seguito ad una denuncia ricevuta. Ne è seguita un’indagine interna durante la quale è stato appurato che il primario ha prodotto dichiarazioni non veritiere nell’ambito di un procedimento interno ufficiale, comportamento scorretto e lesivo che è stato sanzionato secondo il codice disciplinare aziendale».

Franco Pepe

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