<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Duplice femminicidio

«Troppi rinvii in aula. Adesso mia sorella sarebbe ancora qui»

«Zlatan non si era mai redento. Era un manipolatore. E se il processo che stavamo aspettando per dei fatti accaduti nel 2018 si fosse celebrato prima, Lidija sarebbe ancora qui». Sono le parole che il fratello di Lidija Miljkovic, assassinata dal suo ex marito Zlatan Vasiljevic, Nemanja, affida all’avvocato Stefano Peron. Il legale seguiva i familiari della vittima nel processo che si sarebbe dovuto celebrare il prossimo 14 settembre e relativo a un’altra, lunga, serie di maltrattamenti che la donna aveva subito a partire dal 2012 e sino al 2018.
Ecco, è proprio su questo dibattimento che arrivano le recriminazioni del fratello e degli altri familiari di Lidija convinti che un corso più celere del procedimento da parte del tribunale avrebbe potuto salvare la vita alla donna. Invece adesso è, drammaticamente, troppo tardi.
«Quel processo non è di fatto nemmeno mai cominciato - spiega l’avvocato Peron - Solo nel 2021 ci sono state cinque udienze davanti al giudice Amedoro con altrettanti rinvii».
La prima udienza istruttoria era stata fissata il 27 maggio 2021, ma era stata poi aggiornata al successivo 23 giugno per calendarizzare l’istruttoria che però aveva subito un ulteriore rinvio al 13 luglio. A quel punto, considerato che la faccenda avrebbe rischiato di protrarsi e che dai fatti impressi sul capo di imputazione stava passando troppo tempo, l’udienza è slittata al 5 ottobre (2021) ma un impedimento del giudice l’ha ulteriormente rinviata al 26 aprile 2022.
«In quella data doveva tenersi la discussione e quindi la sentenza. L’istruttoria era stata completata», sottolinea l’avvocato Peron. Invece il dibattimento non si è chiuso. Neppure stavolta. E questo perché il pubblico ministero aveva deciso di apportare delle piccole modiche al capo di imputazione.
«La difesa di Vasiljevic (rappresentata dall’avvocato Alessandra Neri ndr) voleva chiudere la vicenda con un patteggiamento in continuazione (rispetto al reato per cui l’imputato era già stato condannato ndr) e il pubblico ministero Parisi aveva dato il suo assenso a voce. Noi però ci siamo opposti», prosegue il legale di Nemanja Miljkovic. Che aggiunge: «Era una cosa che non stava bene né a noi, difensori del papà e del fratello di Nadija, né alla sua legale». E allora ecco scattare l’ulteriore slittamento con l’udienza fissata per il prossimo 14 settembre. Quando invece, purtroppo, non ci sarà alcuna sentenza. 
«Comunque, per far comprendere l’atteggiamento strumentale di Vasiljevic - conclude l’avvocato Peron - basti pensare che, a due anni di distanza dalle accuse che gli erano state fosse, quindi nel 2020, aveva denunciato il padre e il fratello di Lidija accusandoli di averlo percosso. In realtà erano solo andati in suo soccorso. In questo caso, però, pubblico ministero e giudice per le indagini preliminari hanno archiviato rapidamente». 

Leggi anche
Nei report medici il killer risultava «recuperato». Il ministro Cartabia chiede agli ispettori approfondimenti

 

Matteo Bernardini

Suggerimenti