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Finanziamenti e polemiche

Teatri e associazioni: sforbiciata del 20% ai fondi della cultura

Una volta si diceva che «con la cultura non si mangia». Adesso si rischia di dire che «la cultura non mangia». Almeno in Veneto. Perché se in regione già le vacche erano magre - secondo i protagonisti dello spettacolo, dei teatri e del mondo musicale - adesso rischiano l’estinzione. Tradotto significa: c’erano pochi trasferimenti e ora ce ne sono ancora meno. Il che vuole dire riduzione dei fondi a sostegno delle grandi e piccole realtà e addirittura rischio di chiusura o di allontanamento. Come ammette candidamente Federico Corona, direttore artistico e organizzativo della compagnia Stivalaccio Teatro di Vicenza (vedi a lato). Un pensiero, questo, condiviso anche da altre realtà in Veneto e che per il capogruppo del Pd Giacomo Possamai rappresenta un campanello d’allarme troppo forte per non essere ascoltato. «Qui si corre il rischio di un impoverimento pesantissimo per il nostro territorio. E tutto perché la giunta regionale non solo non ha confermato i pochi fondi che stanziava per il mondo della cultura ma li ha addirittura ridotti nel bilancio di previsione 2022». Un taglio lineare che secondo il dem è «una follia» e che in base alle prime stime si aggira attorno al 20 per cento. 
Si parte proprio da questo dato che, per quanto riguarda la Fondazione teatro comunale di Vicenza e l’orchestra del teatro Olimpico, non rappresenta una stima ma un numero certificato. Già, perché se nel 2021 le due realtà hanno ottenuto rispettivamente 150 mila euro (“trasferimento di partecipazione”) e 110 mila euro (“trasferimento di contributo”), nel 2022 dovranno fare i conti con una decisa sforbiciata. Documenti alla mano, la Fondazione riceverà 119 mila euro (il 20,6 per cento in meno) e l’Oto 85 mila euro (il 22,7 per cento in meno). Non qualche spicciolo. E non è un caso che durante l’audizione in sesta commissione regionale Annalisa Carrara, per conto del segretario generale della Fondazione Tcvi Pier Giacomo Cirella, abbia parlato di situazione critica, ribadendo come un settore già messo a dura prova dalla pandemia, stando così le cose, dovrebbe affrontare una seconda crisi, causata dai tagli dei finanziamenti regionali. «Anche se - cerca di mediare il presidente Enrico Hüllweck - l’allarme non è così rosso come può sembrare. Magari quelle risorse potranno essere recuperare successivamente». 
Per il momento, però, è necessario fare i conti con la sforbiciata. E se i numeri di Fondazione e Orchestra sono certificati nero su bianco, ancora si attende di capire cosa accadrà con gli altri enti «anche se - ribadisce Possamai - è evidente che apportando un taglio lineare ai fondi della cultura, anche le realtà più piccole saranno penalizzate». Il Cisa, che piccolo non è, riceve ogni anno 54 mila euro da Venezia, ma in città e in tutta la provincia ci sono tantissime associazioni e compagnie che rischiano di dover stringere forse troppo la cinghia o addirittura di fare le valigie. 
«Qui - conclude Possamai - non è tanto questione di ripristinare i fondi che sono stati tagliati. No, la vera battaglia è aumentare le risorse per il mondo della cultura, se vogliamo che resti in Veneto. Tutto il Consiglio regionale si era espresso in questo senso. Tagliare la cultura nel post-pandemia è una follia. La città e la provincia sono ricchissime sia di istituzioni che di attività culturali (compagnie e orchestra) e questa riduzione rischia di avere un impatto devastante sul nostro territorio». Possamai ha chiamato in causa anche Luca Zaia, ma il governatore - ieri a Vicenza - non ha voluto replicare.

Nicola Negrin

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