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Vicenza

Tav, la rivoluzione di Rfi per il viadotto ferroviario. «Sì, c’è l’ipotesi Settecà»

L’azienda conferma l’idea di collocare lì il maxi ponte alto 20 metri. Celebron: «Mai avuta alcuna comunicazione in merito. Ci opporremo»

Il “giallo” del maxi viadotto ferroviario nel tratto est della linea Tav inizia a sbiadirsi. E i contorni della faccenda a farsi più chiari. Con una certezza: la realizzazione a Settecà dello scavalco necessario per portare i binari dell’alta velocità-alta capacità da sud a nord della linea storica non è solo un dubbio venuto all’ex assessore della giunta Rucco Lucio Zoppello, e illustrato l’altra mattina con il consigliere comunale del gruppo misto Andrea Berengo, ma una concreta ipotesi al vaglio di Rfi dallo scorso anno, come conferma la stessa azienda, da noi contattata nella giornata di ieri.

Ipotesi di un cavalcaferrovia di oltre 2 km e 20 metri di altezza 

Anche se non c’è alcun progetto definitivo e anche se l’amministrazione comunale assicura di non aver ricevuto alcuna comunicazione in tal senso e di avere ancora come riferimento «lo studio di fattibilità del 2014 che colloca il “salto del montone” in aperta campagna a Grumolo delle Abbadesse», precisa il vicesindaco Matteo Celebron. E quindi? E quindi la faccenda inizia a complicarsi. 
Già, perché al centro della questione non c’è un manufatto qualunque, ma un cavalcaferrovia (o meglio, una linea ferroviaria che passa sopra un’altra linea ferroviaria) di una lunghezza di oltre 2 chilometri e di un’altezza, nel punto massimo, che potrebbe avvicinarsi ai 20 metri, tra struttura e barriere antirumore. E che potrebbe sorgere a Settecà, con culmine in corrispondenza della passerella di strada Paradiso. 

Lo scavalco a Settecà sarebbe un'ipotesi

Che la zona al vaglio sia quella lo conferma Rfi che, interpellata, risponde: «Lo studio di fattibilità è stato aggiornato in base alle nuove normative tecniche ministeriali e ai vincoli territoriali, per i quali si è reso necessario arretrare lo scavalco di circa 5 chilometri attestandosi nel Comune di Vicenza». Allegando anche foto della localizzazione, che mostra come lo scavalco inizialmente previsto a Grumolo, (e poi pensato anche a Torri di Quartesolo, ndr), sia ora localizzato in zona Settecà. In realtà questa prima risposta, giunta poco prima delle 17, è stata poi “ammorbidita” con una precisazione delle 18.14. La versione definitiva di Rfi diventa questa: «Lo studio di fattibilità è stato aggiornato in base alle nuove normative tecniche ministeriali e ai vincoli territoriali, per le quali è stata sviluppata un’ipotesi che prevede di arretrare lo scavalco di circa 5 chilometri attestandosi nel Comune di Vicenza». Si parla quindi di «ipotesi». E la modifica non è casuale.

Il confronto tra Rfi e Comune

Nel tempo trascorso tra i due invii, a quanto pare, vi sarebbe stato un confronto con l’amministrazione comunale. Non su questo aspetto specifico, ma sul processo partecipativo incentrato sul progetto del terzo lotto funzionale dell’alta capacità-alta velocità, dalla stazione di Vicenza verso Padova, che il sindaco Francesco Rucco e Celebron hanno presentato ieri mattina, annunciando un’assemblea pubblica con i tecnici Rfi e Iricav Due il 24 novembre al teatro Ca’ Balbi. Nel corso della riunione sarebbe emerso però anche il tema dello scavalco; nel dettaglio i tecnici di Rfi avrebbero comunicato di essere stati contattati da Il Giornale di Vicenza per avere spiegazioni sull’opera. 
Durante la presentazione del percorso partecipativo Celebron aveva già puntualizzato di non aver mai avuto alcuna indicazione del possibile spostamento dello scavalco. «Non esistono comunicazioni né formali, né informali in tal senso. E in ogni caso, se l’intenzione di Rfi è questa, esprimiamo netta contrarietà. Se altri Comuni si sono già espressi con parere negativo, lo farà anche Vicenza. Siamo rimasti al fatto che lo scavalco dei binari deve avvenire in aperta campagna e contiamo che questo avvenga. Dopo il nodo di Camisano, ossia tra Ca’ Balbi e Torri di Quartesolo, non siamo in aperta campagna, ci sono residenze». 

Numerosi i nodi aperti a est

I nodi aperti a est sono però molti. Rfi conferma che «sono in fase di confronto due soluzioni progettuali per l’uscita da Vicenza, tra il bivio Schio/Treviso e il nodo Camisano. La prima prevede una soluzione a raso in affiancamento a sud della linea storica, la seconda, sempre a sud della linea, uno sviluppo in trincea/galleria artificiale. Una volta individuata la soluzione migliore si potrà completare il progetto definitivo». Alternative al centro del percorso partecipativo lanciato dal Comune, che prevede oltre al coinvolgimento dei cittadini (il 24) e di categorie, parti sociali e ordini professionali (a fine mese in Camera di Commercio), anche un sito con informazioni sul progetto e la possibilità di commentare.

«A differenza di quanto avvenuto in passato, quando abbiamo ereditato i progetti preliminare e definitivo dell’opera e abbiamo lavorato sulle osservazioni, questo è un progetto da creare, tolte, logicamente, le opere complementari afferenti il 2° lotto e che si sviluppano nella parte est», sottolinea il sindaco. «Dico subito che non sarà possibile, perché è stata fatta una scelta a monte, molti anni fa, sentir parlare di deviazioni su Treviso o a sud dei Berici. Ormai il tratto ovest condiziona il tratto est. Se qualcuno vuole fare questo gioco, che diventa demagogia, non ci sto. Se si parla di limitare l’impatto sul territorio siamo i primi ad avvallare idee concrete». Nessuna indicazione sui tempi: «Ci prenderemo tutto il tempo necessario per questo progetto di ascolto e l’obiettivo finale è che sia anche il consiglio comunale a potersi chiaramente esprimere», conclude Celebron.

Alessia Zorzan

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