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Suicidio misterioso
Il padre non crede
alla verità ufficiale

Il garage all’interno del quale è stato rinvenuto il cadavere di Giuseppe Berto nel 2001. COLORFOTO ARTIGIANA
Il garage all’interno del quale è stato rinvenuto il cadavere di Giuseppe Berto nel 2001. COLORFOTO ARTIGIANA
Il garage all’interno del quale è stato rinvenuto il cadavere di Giuseppe Berto nel 2001. COLORFOTO ARTIGIANA
Il garage all’interno del quale è stato rinvenuto il cadavere di Giuseppe Berto nel 2001. COLORFOTO ARTIGIANA

«In quindici anni non sono mai stato contattato dalla polizia e non so ancora perché mio figlio si trovasse a Vicenza». Il giorno dopo la decisione della procura di non aprire una nuova indagine sulla morte di Giuseppe Berto, trovato senza vita nel 2001 in un garage di strada Marosticana a Polegge, un anno dopo la scomparsa, il padre Luigi ha comprensibilmente poca voglia di parlare. Il caso è stato archiviato come suicidio, ma né lui né la moglie Marisa credono alla verità ufficiale. Non lo hanno mai fatto in tutti questi anni, soprattutto perché la fine del primo marito di Debora Sorgato, attualmente in carcere con l’accusa di aver ucciso Isabella Noventa, lascia aperti numerosi interrogativi.

«MAI AVUTE SPIEGAZIONI». I coniugi Berto, che vivono a Saonara nel Padovano, avevano già espresso le loro perplessità lo scorso marzo ai microfoni della trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”. «È sempre stato un mistero, non abbiamo mai saputo. Hanno sempre detto che si è ucciso, però le spiegazioni non le abbiamo mai avute», aveva detto la madre di Giuseppe, che all’epoca della morte aveva 32 anni e si era separato dalla Sorgato nel 1998. Dubbi e concetti ribaditi ieri dal marito Luigi: «Il riconoscimento del corpo lo aveva fatto mio cognato, ma noi non abbiamo mai saputo nulla». Prima di riattaccare la cornetta, il pensionato ha inoltre affermato di non sapere perché il figlio, che aveva sempre abitato nel Padovano, sia stato trovato a Vicenza.

LE TELEFONATE. Leggendo le cronache di quindici anni fa, si scopre che il parente che aveva identificato la salma aveva comunque avuto dei dubbi. E che anche una cugina aveva espresso le proprie perplessità. Ma pure altri particolari avevano concorso ad alimentare il “giallo” di quella morte. Luigi Berto assicurava di aver ricevuto una telefonata inquietante il 12 gennaio del 2001, otto giorni prima della scoperta del cadavere. Una voce maschile, che somigliava in modo sorprendente a quella del figlio, gli avrebbe detto: «Ciao, parla Bepi... Non preoccuparti, sto bene». Chiamate simili sarebbero arrivate anche nelle settimane successive. Possibile che si fosse trattato di un tentativo di pestaggio? E per quale motivo, visto che gli inquirenti hanno affermato sin dal primo giorno che si era trattato di un suicidio.

I SEGRETI DEL BOX 14. Alle stesse conclusioni è giunto anche il procuratore capo Antonino Cappelleri, che l’altro giorno ha riesaminato il fascicolo relativo al decesso dell’ex coniuge della Sorgato, la cui vita è costellata di morti e misteri. Ascoltando il racconto di chi ha costruito il condominio al civico 250 di strada Marosticana e di chi aveva rinvenuto il cadavere, alcuni elementi di questa vicenda rimangono comunque misteriosi. Il corpo senza vita di Berto è stato trovato sul sedile di una Fiat Uno parcheggiata all’interno del box 14, che non era stato ancora assegnato. L’uomo, dunque, non aveva alcun motivo di trovarsi a Polegge. È singolare pure il fatto che il corpo mummificato sia rimasto per un anno nell’autorimessa di un palazzo: la lettera trovata nell’auto con le ultime volontà del padovano, infatti, era stata scritta il 2 gennaio del 2000. Claudio Pavani, il titolare dell’Immobiliare Thienese che ha realizzato il complesso, ricorda inoltre che il garage era chiuso a chiave. L’impresario, però, afferma di non aver notato il corpo. La macabra scoperta era stata fatta alcuni giorni dopo da uno dei residenti, Maurizio Schiavo. Quella sera la basculante del box era socchiusa. I condomini vedano spesso degli sconosciuti aggirarsi nell’autorimessa. Per questo, Schiavo aveva deciso di andare controllare. Dopo aver notato il cadavere, aveva subito telefonato alla polizia.

Valentino Gonzato

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