<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La storia

Il senzatetto "benefattore": «Aiutatemi a trovare lavoro»

L'appello di Ikram Ullah, clochard che chiede l'elemosina davanti all'ingresso dell'ospedale San Bortolo
Il portafoglio: trovato dal senzatetto che ha macinato chilometri per consegnarlo alla proprietaria ARCHIVIO
Il portafoglio: trovato dal senzatetto che ha macinato chilometri per consegnarlo alla proprietaria ARCHIVIO
Il portafoglio: trovato dal senzatetto che ha macinato chilometri per consegnarlo alla proprietaria ARCHIVIO
Il portafoglio: trovato dal senzatetto che ha macinato chilometri per consegnarlo alla proprietaria ARCHIVIO

Fino ad una decina di giorni fa non aveva una casa, non aveva un lavoro e non aveva nemmeno un nome. Ora, dopo che la sua storia ha fatto il giro d'Italia rimbalzando tra giornali, tv e social, il senzatetto che ha "salvato" il portafoglio di una giovane vicentina - riconsegnandolo dopo un pellegrinaggio di tre giorni in bici - ha finalmente un'identità (la casa e il lavoro ancora no, come vedremo).

Il protagonista

Si chiama Ikram Ullah, è pakistano e, per chi frequenta l'ospedale, è facile riconoscerlo nel signore che, da qualche tempo, chiede l'elemosina all'ingresso del San Bortolo. Un'occupazione temporanea la sua e legata alla necessità di procurarsi qualche spicciolo per le esigenze quotidiane, cibo in primis. Fino al 2020, prima della pandemia, Ikram aveva un lavoretto, consegnava volantini per conto di una società italiana. Un impiego che gli permetteva di mantenersi e mantenere moglie e figli, con cui viveva in un appartamento in viale della Pace. Il Covid e il mancato pagamento degli stipendi da parte del suo ex datore, secondo il suo racconto, lo avrebbero fatto precipitare in un tunnel di indigenza, obbligandolo a rimandare in Pakistan la sua famiglia e a vivere di espedienti in attesa di tempi migliori. «Non ho bisogno di cose particolari, per mangiare e dormire mi arrangio, mi serve solamente un lavoro, anche per poter aiutare mia moglie, che è tornata nel nostro Paese ma ha diversi problemi di salute», confida Ikram.

Leggi anche
Trova il portafoglio rubato: senzatetto lo restituisce dopo l’odissea in bicicletta

L'appello

Parole raccolte da Arianna Bongiolo, la vicentina a cui l'uomo, lo scorso 16 gennaio, ha restituito il borsello rubatole la settimana prima (l'episodio risale al 7 gennaio: mentre la donna camminava con i figli lungo viale Verona, un altro senza fissa dimora le aveva aperto lo zainetto, senza che lei se ne accorgesse). La vicenda - lo straniero che recupera il taccuino e si impegna per riportarlo alla legittima proprietaria macinando chilometri sulla sua vecchia bicicletta - aveva colpito e commosso centinaia, migliaia di persone, toccate dal senso di onestà e dalla rettitudine. Il pover'uomo aveva rinvenuto il taccuino nei pressi del parking Cattaneo, dove trascorre le notti all'addiaccio e aveva letto nei documenti di Bongiolo il nome della figlioletta, Fatima. Un nome musulmano, come la sua religione, che lo aveva spinto a prendere a cuore la riconsegna del portafoglio «quasi come fosse una missione», aveva riferito la ragazza, che lo aveva accolto a casa dei genitori a Caldogno. Lì, sotto il diluvio, il pakistano era riuscito ad arrivare (l'indirizzo era in un altro documento rimasto nel borsellino) girovagando e chiedendo informazioni, non potendo disporre di un navigatore o di un segnale satellitare, visto che possiede solo un antiquato Nokia 3310, privo di accesso ad internet. Per il prezioso aiuto che le aveva dato - anche nel risalire all'autore del furto, sulle cui tracce sono ora i carabinieri - Arianna e il marito si erano ripromessi di non abbandonare il senzatetto, che in un primo momento non aveva quasi voluto accettare la ricompensa economica, cinquanta euro.

La testimonianza

«Siamo tornati a trovarlo, ogni giorno dalle dieci sta all'ingresso dell'ospedale, per andare poi a dormire nella zona del parking Cattaneo (all'albergo cittadino non è conosciuto) - spiega Arianna - abbiamo avuto il via libera da lui a fornire il suo nome e a raccontare, un pochino, la sua storia». Soprattutto nella speranza che qualcuno si faccia avanti offrendogli un'occupazione: «Gli abbiamo chiesto se avesse bisogno di vestiti o altro e ha detto che si arrangia, la sua unica preoccupazione, come ci ha più volte sottolineato, è solo quella di trovare un lavoro». 

Giulia Armeni

Suggerimenti