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Vicenza

Sos prostituzione, lo sfruttamento ora si sposta in casa

Quattro mura, che definiscono il perimetro dell’invisibilità e all’interno delle quali, per le vittime di tratta costrette a prostituirsi, è più facile cadere in balia di clienti e sfruttatori. Mentre la prostituzione in strada vede una frenata, quella al chiuso, al contrario, è in crescita. A certificarlo è chi ogni giorno è impegnato nell’attività di emersione, protezione e assistenza delle donne e delle trans oggetto di sfruttamento nel mercato del sesso. È questo il ruolo degli operatori di Navigare, il progetto antitratta del Veneto, che ha come capofila la Regione e tra i partner il Comune di Vicenza, oltre che altri enti locali, forze dell’ordine, prefetture, questure, comandi dei carabinieri, Ulss, tribunali. Una task force che mette in campo interventi sociali e sociosanitari a favore delle vittime di grave sfruttamento, in questo caso in ambito sessuale.

Rischio isolamento Un rischio che è tanto più forte quanto più si presentano condizioni di isolamento, quali la prostituzione esercitata al chiuso di appartamenti. Un fenomeno innescato dal lockdown, quando le strade si sono svuotate per effetto delle restrizioni anti-Covid, e che ora si è consolidato. La prostituzione “indoor” dall’inizio dell’anno interessa soprattutto le donne dell’Est Europa e di nazionalità cinese, oltre che le trans dell’America Latina, tra Brasile e Perù, ed è concentrata specialmente nelle zone di Vicenza ovest, Thiene e Bassano del Grappa, come conferma Barbara Maculan, presidente di Equality, capofila degli enti attuatori del network: «Difficile in questo momento esprimere dei numeri, ma è certo che stiamo assistendo a una diminuzione delle presenze in strada e a un aumento concomitante di quelle nei circuiti chiusi. Una crescita da un lato indotta dalla pandemia, che ha prodotto una sorta di adattamento a nuove situazioni, dall’altro derivata dal “salto” tecnologico che ha interessato il reclutamento. Per noi, questo si traduce nella necessità di presidiare anche la dimensione digitale e gli annunci on line, cui le presenze in appartamento sono fortemente legate, per “agganciare” queste persone». Un avvicinamento che spesso si rileva più lento e difficile rispetto a quello tradizionale, all’esterno. «Le donne e le trans che si prostituiscono indoor sono sicuramente più isolate e meno collegate tra di loro - prosegue la coordinatrice -, è lì che spesso si annida il sommerso, perché più è invisibile l’attività, più è possibile lo sfruttamento e meno si ha la percezione che ci sia un punto di riferimento cui rivolgersi». Sì, perché le unità di strada del progetto offrono, a beneficio delle utenti, una serie di servizi che vanno dalla consulenza specialistica su questioni sanitarie, al supporto psicologico, dalle informazioni socio-legali, all’affiancamento nella stesura del curriculum, fino ai corsi di italiano. Le richieste di aiuto che provengono da chi si prostituisce all’interno di un’abitazione, in particolare, riguardano l’ambito sanitario e l’avvio delle pratiche di regolarizzazione.

Il report Intanto in strada, secondo l’ultimo report di Navigare, da gennaio ad agosto sono state 93 (di cui 22 trans) le presenze registrate dalle unità di contatto: specialmente donne romene, ma anche albanesi, brasiliane, bulgare, italiane, marocchine, nigeriane, russe e ugandesi, con 205 contatti (gli incontri, che possono essere più di uno per ogni persona) da parte degli operatori del progetto. Nello stesso periodo del 2021, invece, si sono contate 101 presenze e ben 306 contatti, per effetto dell’allentamento delle misure anti-pandemia che nei primi otto mesi del 2021 ha portato le interessate a recuperare il tempo di forzata inattività e ha reso più semplici gli incontri con gli operatori. L’attività in strada, comunque, si è assottigliata e a testimoniarlo sono anche i dati relativi alle multe. Il fenomeno della prostituzione lungo viale San Lazzaro e viale Verona registra dati in calo nei primi sette mesi dell’anno rispetto al 2021, sia per quanto riguarda le presenze e le richieste di intervento sia per le sanzioni comminate dalla polizia locale. Questo grazie ad una serie di controlli mirati e coordinati dalla questura che hanno visto operare le varie forze dell’ordine. Per quanto riguarda la polizia locale in particolare, gli agenti hanno effettuato autonomamente durante il 2021 63 controlli, a fronte di 4 richieste di intervento da parte dei cittadini, compilando 55 verbali a carico di persone dedite al meretricio e 3 verbali a carico dei loro clienti. Nel corso del 2022 i verbali sono stati 4 a carico di prostitute e nessuno nei confronti dei clienti. «La diminuzione dei verbali nel 2022 - fanno sapere dal Comune - è dovuta all’assenza di richieste di intervento giunte in comando e al fatto che in questi primi otto mesi gli agenti di polizia locale, per il contrasto di questo fenomeno, hanno agito a supporto e in coordinamento con gli uomini della questura e delle altre forze dell’ordine, così come avvenuto anche per le operazioni congiunte contro lo spaccio di droga e i fenomeni di degrado in generale». Ma c’è un altro aspetto che potrebbe spiegare il calo delle presenze all’esterno: «L’Italia - conclude Maculan - si conferma un Paese di transito verso altri approdi, ora, per esempio, le donne nigeriane sono meno numerose di un tempo».  

Laura Pilastro

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