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Emergenza sbarchi

Sos migranti
250 in arrivo
nel Vicentino

Un barcone rischia di affondare. In 4 giorni le coste italiane hanno assistito all’arrivo di 13 mila profughi
Un barcone rischia di affondare. In 4 giorni le coste italiane hanno assistito all’arrivo di 13 mila profughi
Un barcone rischia di affondare. In 4 giorni le coste italiane hanno assistito all’arrivo di 13 mila profughi
Un barcone rischia di affondare. In 4 giorni le coste italiane hanno assistito all’arrivo di 13 mila profughi

La tregua è durata una settimana. Poi gli sbarchi massicci degli ultimi giorni - 13 mila migranti in 96 ore - hanno riportato in primo piano l’emergenza. Anche nel Vicentino, dove sono in arrivo altri 250 profughi, quasi la metà dei quali dovrebbe essere trasferita già entro la fine di questa settimana. I primi 24 sono arrivati ieri da Trapani e Messina: tutti uomini, più una donna con due minorenni.

NUOVA RIPARTIZIONE. È di un paio di giorni fa la nuova ripartizione decisa dal Viminale in relazione ai flussi da capogiro registrati nei porti del Sud. Come informa la prefettura, la quota stabilita per il Veneto è di almeno 1.700 migranti, di cui 250 saranno assegnati a Vicenza. Ma di questa contabilità rivista al rialzo a colpire è soprattutto il fatto che 110, quasi la metà del totale previsto, siano in arrivo nelle prossime ore. Questa nuova ondata non può che impattare su un sistema dell’accoglienza già sotto stress, con il risultato che gli uffici di contra’ Gazzolle stanno ingranando la quinta per recuperare tutti i posti necessari. Potrebbero venire in aiuto, se e appena si concretizzerà questa opportunità, le strutture in provincia sulle quali il prefetto nelle scorse settimane aveva puntato gli occhi come possibile boccata d’ossigeno perché in grado di mettere a disposizione 80-90 posti. Ma al momento la macchina dell’accoglienza rischia ancora una volta il collasso con questo nuovo flusso di migranti. Era la fine di luglio quando la prefettura di Venezia comunicava l’ultima ripartizione assegnata alla provincia berica: 170 profughi dei 1.003 assegnati al Veneto. Poi, nel giro di un mese, la nuova ondata in grado di mettere al tappeto il sistema dell’ospitalità che aveva vissuto una settimana di tregua e fino al 24 agosto contava 1.933 richiedenti asilo presenti. Un’asticella superata già ieri, con l’arrivo di altri 24 migranti: un primo gruppo di 17 proveniente da Trapani e un secondo di 7 partito da Messina. Sono per la maggior parte uomini, ma tra di loro vi è anche una donna con due minorenni. Hanno tutti accettato di farsi fotosegnalare e nei prossimi giorni troveranno una sistemazione definitiva negli alloggi delle cooperative.

LA RICERCA DI POSTI. Qualche posto potrebbe liberarsi con i trasferimenti in programma. In base agli accordi internazionali, infatti, i migranti di nazionalità eritrea, irachena e siriana possono raggiungere in tempi rapidi lo Stato europeo che prediligono, perché vi abitano già familiari o parenti. Nel caso del Vicentino, dove non ci sono siriani e iracheni, la questione riguarda soltanto i cittadini eritrei che in 39 sono destinati a lasciare Vicenza e l’Italia in tempi che la prefettura al momento non conosce e che dipendono dal ministero. Sul fronte dell’accoglienza dei sindaci, invece, non ci sono novità nel senso auspicato dal prefetto nei suoi numerosi appelli. Sono una settantina le amministrazioni che ancora tengono chiusa la porta ai migranti.

L’INTERVENTO DI ZAIA. A questo proposito, il governatore del Veneto Luca Zaia, intervenendo sulle polemiche rispetto alla posizione di molti primi cittadini, invoca «il massimo rispetto per tutti i nostri sindaci veneti». Perché «in un contesto di democrazia sono gli unici legittimati a rappresentare e a interpretare le istanze del popolo». «Giù le mani - dice Zaia - dai nostri bravi amministratori», che sono «eletti dal popolo e il loro mandato è quello di interpretarne le istanze. Se qualcuno non se lo ricorda, si chiama democrazia». «Se 351 Comuni veneti su 576, pari al 60,62 per cento, dicono no - conclude - secondo la democrazia è no, punto e basta».

Laura Pilastro

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