<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il report di Legambiente

Smog nelle città
Vicenza si becca
un "3" in pagella

.
Traffico e smog in città. ARCHIVIO
Traffico e smog in città. ARCHIVIO
Traffico e smog in città. ARCHIVIO
Traffico e smog in città. ARCHIVIO

Più di otto città su dieci pagano pegno sullo smog; l’85% è infatti sotto la sufficienza per la qualità dell’aria: tra queste anche Vicenza che, al pari degli altri capoluoghi veneti (ad eccezione di Belluno), rimedia un 3 in pagella. I «fanalini di coda» sono «Torino, Roma, Palermo, Milano e Como», che prendono un voto pari a zero, perché nei cinque anni considerati non hanno mai rispettato nemmeno per uno solo dei parametri il limite di tutela della salute previsto dall’Oms.

 

È quanto emerge dal nuovo rapporto di Legambiente "Mal’aria" che analizza l’inquinamento lungo un periodo di cinque anni (dal 2014 al 2018) tenendo in considerazione i valori dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Dati che Legambiente lancia alla vigilia del 1° ottobre, data in cui prenderanno il via le misure e le limitazioni antismog previste dall’Accordo di bacino padano in diversi territori del Paese per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico, una piaga dei nostri tempi al pari della pandemia e che ogni anno, solo per l’Italia, causa 60mila morti premature e ingenti costi sanitari. Il Paese detiene insieme alla Germania il triste primato a livello europeo. Per questo Legambiente chiede anche al Governo e alle Regioni «più coraggio e impegno sul fronte delle politiche e delle misure da mettere in campo per avere dei risultati di medio e lungo periodo». Un coraggio che per Legambiente è mancato alle quattro regioni dell’area padana (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto) che, ad esempio, hanno preferito rimandare all’anno nuovo il blocco alla circolazione dei mezzi più vecchi e inquinanti Euro4 che sarebbe dovuto scattare questo 1 ottobre nelle città sopra i 30 mila abitanti. Una mancanza di coraggio basata sulla scusa della sicurezza degli spostamenti con i mezzi privati e non pubblici in tempi di Covid, o sulla base della compensazione delle emissioni inquinanti grazie alla strutturazione dello smart working per i dipendenti pubblici. 

 

«Solo il 15% delle città ha raggiunto nei cinque anni un voto sufficiente - viene spiegato - Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (voto 7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (voto 6)».

 

«Per tutelare la salute delle persone - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - bisogna avere coraggio e coerenza definendo le priorità da affrontare e finanziare. Le città sono al centro di questa sfida. Inoltre serve una politica diversa che non pensi solo ai blocchi del traffico e alle deboli e sporadiche misure anti-smog. Il governo italiano, grazie al Recovery fund, ha un’occasione irripetibile per modernizzare davvero il Paese, scegliendo la strada della lotta alla crisi climatica e della riconversione ecologica dell’economia italiana - osserva - non perda questa importante occasione e riparta dalle città incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici, potenziando la rete dello sharing mobility e raddoppiando le piste ciclopedonali».

Suggerimenti