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Il dibattito

Silvestri: «Suicidio assistito, ora una legge regionale»

Avviata una raccolta firme per la proposta popolare: «Serve una normativa precisa per non mettere in difficoltà le singole aziende sanitarie lasciate sole»
Stefano Gheller ha ottenuto il via libera alla procedura di suicidio assistito
Stefano Gheller ha ottenuto il via libera alla procedura di suicidio assistito
Stefano Gheller ha ottenuto il via libera alla procedura di suicidio assistito
Stefano Gheller ha ottenuto il via libera alla procedura di suicidio assistito

Una raccolta firme per una iniziativa popolare di proposta di legge regionale nel Veneto sul suicidio assistito. L’idea diventa realtà. La lancia il presidente della cellula Coscioni di Vicenza-Padova Diego Silvestri dal Tecnopolo di Modena dove fino a domani si tiene il XIX congresso nazionale dell’associazione su un titolo “Per la vita” come esigenza di libertà che dà un significato preciso a una quattro-giorni di lavori ricca di contenuti.

Manca una normativa precisa

Diego Silvestri
Diego Silvestri

«L’obiettivo è semplice - spiega Silvestri - Adesso con la sentenza n.242 del 2019 chiunque sia in determinate condizioni può chiedere all’Ulss di voler procedere al suicidio assistito. Manca però una normativa precisa e questo mette in difficoltà le aziende sanitarie. Vogliamo perciò una legge regionale che dia certezze giuridiche alla volontà di ciascuno, che recepisca le indicazioni della 242 ma abbia dei tempi precisi e rigorosi - spiega Silvestri, psichiatra che da anni si dedica con passione a una causa che sposa valori civili, istanze sociali e sensibilità umane - Vogliamo che le Regioni normino una sentenza che ha già valore di legge».

La decisione dell'Ulss 7

La vicenda di Stefano Gheller, al quale l’Ulss 7 ha appena concesso il fine vita, ha accelerato una decisione che Silvestri aveva già preso. «Con un comportamento tempestivo ed esemplare sotto tutti i punti di vista - sottolinea Silvestri - l’Azienda ha risposto positivamente alla richiesta. Ora Stefano è libero, quando lo vorrà, di chiamare l’Ulss e di chiedere di applicare la prestazione che sarà ovviamente gratuita. Dovrà essere poi lui ad auto-somministrarsi il farmaco. Sarà l’Ulss a provvedere a tutto, secondo indicazioni già ricevute dal ministero, a cominciare dal macchinario necessario per rendere possibile questa modalità, con un atto che può segnare lo spartiacque rispetto al passato e diventare di riferimento per altri pazienti come Stefano».

Il quadro normativo

In Italia, infatti, il suicido assistito, così come l’eutanasia, è vietato. Secondo l’articolo 580 del Codice penale, chi assiste e istiga al suicidio rischia fino a 12 anni di carcere. Solo che i giudici della Corte Costituzionale con la sentenza n. 242 - quella che ha evitato a Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, la condanna per aver accompagnato il Dj Fabo, in Svizzera, dove il milanese tetraplegico è morto premendo con i denti la pulsantiera che attiva l’iniezione del farmaco letale - hanno stabilito che, per chi aiuta al suicidio in presenza di determinate condizioni, scatta l'illegittimità costituzionale dell'art.580 del codice penale. E queste condizioni sono che si tratti di un malato affetto da una patologia irreversibile, che sia capace di intendere e di volere, che le sofferenze psico-fisiche siano intollerabili, purché tale situazione e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico competente. 

La commissione medica

«Il termine suicidio assistito può spaventare. Invece si definisce così perché è una morte auto-provocata. L’Ulss Pedemontana ha istituito una commissione medica formata da 5 professionisti che hanno valutato le condizioni di Gheller. Poi è stato chiesto il consenso al comitato etico». 

 

Franco Pepe

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