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Il meteo

La primavera arriva in anticipo dopo l’inverno asciutto. Risorsa idrica dimezzata

Secondo il bollettino Arpav è caduto il 25% delle precipitazioni attese. La falda acquifera è oltre 40 centimetri più bassa dello scorso anno

Gli alberi in fiore, il sole splendente, le temperature dolci: la primavera è nell’aria. Ma primavera significa anche - o almeno dovrebbe significare - tempo variabile, cielo nuvoloso e, soprattutto, piogge frequenti. Tanto più a marzo, mese che storicamente porta in dote al territorio vicentino qualcosa come cento millimetri di acqua piovana. Ad oggi però, la situazione è ben diversa e sono caduti poco più di 19 millimetri. Fino ad ora infatti sono stati appena due i giorni di pioggia su ventuno, se si esclude qualche rovescio sporadico, rapido e inutile, quanto meno ai fini della falda acquifera, già più bassa di oltre quaranta centimetri rispetto ad un anno fa. Un problema non isolato: non va infatti meglio nel resto della regione. 

Il bollettino dell'Arpav

Secondo l’ultimo bollettino sulla risorsa idrica di Arpav, nei primi quindici giorni di marzo sono caduti 17 millimetri di precipitazioni, su un valore medio (1994-2022) di 65 per l’intero mese. «Pertanto – scrive Arpav - a metà mese risulta caduto il 25% degli apporti attesi», sull’intero mese di marzo. Una situazione che aggrava l’emergenza idrica già in atto, specie dopo un febbraio totalmente asciutto (le ultime gocce risalivano addirittura al 24 gennaio) e che fa temere per le prossime settimane e mesi, quando anche l’agricoltura avrà necessità di massicce irrigazioni. Comincia così tra luci ed ombre la primavera 2023, che gioca d’anticipo anche sulla data, tradizionalmente fissata al 21 marzo, almeno per il calendario gregoriano. L’equinozio che segna ufficialmente l’inizio della stagione mite quest’anno è “caduto” infatti ieri sera, intorno alle 22.44.

La primavera "secca" si verifica dal 2007

«Ma in realtà è dal 2007 che l’equinozio non è più il 21 marzo e non lo sarà almeno fino al 2080-2100, come indica già l’astronomia – ricorda Marco Rabito, meteorologo Ampro – del resto la data convenzionale del 21 nasce più che altro per l’esigenza di dover calcolare le celebrazioni della Pasqua». Venti o 21 del mese che sia, per la meteorologia la fase primaverile è comunque partita già il primo di marzo. Da allora, si diceva, la piovosità è ridotta al lumicino. Secondo le rilevazioni Arpav, qualche millimetro è stato misurato il 14 e prima ancora il primo marzo. In tutto, neppure venti millimetri, contro una media mensile di quasi ottanta. Nulla di nuovo sotto questo cielo, verrebbe da dire, visto che nel marzo 2022 non andò meglio e si registrò un solo giorno di pioggia, il 31, con 10,4 millimetri venuti giù in una volta sola. 

Le precipitazioni concentrate nell'arco di pochi giorni

Il problema però, è che da inizio anno la “scorta” idrica appare dimezzata. Rabito evidenzia infatti come la media – tra gennaio e marzo – dovrebbe essere di 209 millimetri, mentre ora siamo a 117. «A ridursi sono stati poi i giorni piovosi, sempre meno, mentre per essere utili le precipitazioni dovrebbero essere sparse nell’arco del mese, non concentrate in pochi eventi isolati» sottolinea ancora il meteorologo. Ma di qui ai prossimi giorni, non si vede traccia nemmeno di piovaschi: l’alta pressione che sta abbracciando la provincia permarrà per tutta la settimana, con un’alternanza di cieli limpidi e velature che manterranno le temperature in linea - almeno quelle - con il periodo. Con massime intorno ai 20 gradi e minime che andranno a rialzarsi fino a 6-7 da mercoledì, la variazione è di appena due o tre gradi rispetto alla media di marzo. Qualche rovescio potrebbe verificarsi nel fine settimana, ma nulla di apprezzabile per rimpinguare la falda acquifera. 

La situazione drammatica della falda

La falda Sempre l’Arpav, nella sezione relativa alle falde inserita nel bollettino periodico, evidenzia infatti come «in buona parte delle stazioni di alta pianura si osservano ulteriori cali con livelli inferiori (20-30 centimetri) rispetto ai precedenti minimi storici registrati negli ultimi 20 anni a marzo; rispetto all’anno scorso i livelli sono significativamente inferiori (dai 30 ai 100 centimetri)». Tradotto, questo significa che il serbatoio sotterraneo contiene sempre meno acqua, a cui attingere in caso di bisogno. E i pozzi asciutti sono dietro l’angolo, specie nelle zone di risorgiva delicate come Dueville. E sebbene «nell’acquifero vicentino influenzato dalla ricarica dell’Astico (e cioè il pozzo di Dueville), i livelli sono ancora superiori al minimo storico del 2012 (più venti centimetri)», si tratta comunque «di valori inferiori rispetto all’anno scorso (meno quaranta centimetri) e in netto calo anche negli ultimi giorni».

Giulia Armeni

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