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La siccità

Falda giù di un metro e Bacchiglione in crisi. Serve un mese d’acqua

L’ultimo report di Arpav conferma la situazione di difficoltà. A marzo necessari 200 millimetri di pioggia, ma finora sono solo 6

Marzo era partito bene, con 6,2 millimetri di pioggia caduti in città il primo giorno del mese. Solo che poi è finita lì. Decisamente poca cosa se si pensa che in questo mese ne servirebbero circa 200 di millimetri per salvare il salvabile. Calcoli messi nero su bianco dall’agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, che ancora una volta torna a fotografare una situazione critica.

L'allarme nell'ultimo bollettino Arpav

L’ultimo bollettino Arpav sulla risorsa idrica, aggiornato al 28 febbraio, precisa infatti che, considerato il deficit pluviometrico di 138 millimetri di pioggia già accumulato dall’inizio dell’anno idrologico, ossia dallo scorso ottobre, «per riequilibrare il bilancio già nel mese di marzo 2023 sarebbero necessari, come dato medio sul Veneto, circa 200 millimetri»; considerando però che la media storica di marzo del periodo 1994-2022 è di 65 e che l’anno scorso ne sono caduti 10,6, l’impresa non sembra così facile. Tra ottobre 2022 e febbraio 2023, in realtà, sono stati registrati anche due segni positivi, con dicembre e gennaio che hanno portato più pioggia rispetto alla media storica, rispettivamente con un aumento del 35 e del 19%, ma non è bastato, dato che febbraio si è chiuso con un calo del 96%. Si spera, dunque, per il mese in corso.

La falda è ancora a livelli bassi: -52% mensile

Per quanto riguarda la falda, dopo un inizio anno positivo per il processo di ricarica, si torna ora ai segni “meno”. «Il livello della stazione di Dueville, che a fine gennaio era cresciuto fino a non essere lontano dal livello atteso per il periodo, ha avuto un netto calo (circa 1 metro) in febbraio, con un valore medio mensile pari a -52 per cento», precisa il report regionale. In numeri, è passata da 54,077 metri sul livello del mare del primo febbraio al 53,073 del 28, fino ai 52.968 del 5 marzo. 
Infine, al 28 febbraio «le portate dei maggiori fiumi veneti, in calo dalla seconda decade del mese di gennaio, si mantengono ancora nettamente inferiori alle medie storiche su tutti i principali corsi d’acqua e in vari casi inferiori al minimo storico mensile». Rispetto alla media storica mensile i deflussi del Bacchiglione, a Montegalda, sono risultati inferiori del 70 per cento.

Il maxi piano di interventi ormai è necessario

Su questo scenario si inserisce il maxi-piano di interventi che sarebbe necessario attuare per cercare di far fronte al problema. Nel lungo elenco di interventi - del valore complessivo di 2,5 miliardi - studiato dalla Regione assieme ai consorzi di bonifica, rientrerebbero anche una quindicina di “serbatoi” da realizzare in terra vicentina, sfruttando anche le ex cave.
Un piano cui guarda con attenzione anche la Provincia, come confermano le parole del presidente Andrea Nardin. «La situazione è tale per cui ogni iniziativa che possa, se non risolvere, almeno mitigare il problema della siccità va perseguita - commenta - un problema che non è nuovo, anche se negli ultimi anni si è aggravato in modo esponenziale. Già nel 2009, grazie a un accordo con il Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta (allora Riviera Berica) la Provincia ha realizzato a Cornedo due pozzi bevitori, con risultati interessanti già nel breve periodo».

Ex cave da utilizzare come serbatoi d'acqua

«Bene, quindi, che si percorrano tutte le vie possibili dalla ricarica delle falde al recupero delle ex cave come serbatoi d’acqua - continua - è fondamentale in questo momento che ognuno faccia la propria parte, istituzioni, gestori del servizio idrico, consorzi di bonifica, ma anche gli utilizzatori di pozzi privati ad uso industriale e ognuno di noi, chiamato a un uso responsabile dell’acqua». Come Provincia, continua il presidente «ogni iniziativa per il recupero e la salvaguardia ci troverà favorevoli, per quanto di nostra competenza. Penso, in particolare, all’ambito urbanistico. Nel breve periodo l’impegno è certo a facilitare e sveltire le procedure amministrative per interventi contro la siccità, ma nel medio e lungo periodo l’impegno serve una programmazione territoriale che tenga conto del cambiamento climatico, della tutela delle risorse naturali e degli accorgimenti necessari a ridurre il consumo idrico».

Alessia Zorzan

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