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Vicenza/Thiene

Si ammala di Covid, ma rifiuta le cure: muore padre di tre figli

Alessandro Mores in una foto pubblicata sui social
Alessandro Mores in una foto pubblicata sui social
Alessandro Mores in una foto pubblicata sui social
Alessandro Mores in una foto pubblicata sui social

Ha rifiutato di essere intubato anche in punto di morte. Nonostante il disperato appello dei suoi familiari di farsi aiutare dai medici durante un’ultima straziante videochiamata, Alessandro Mores, 48enne di Thiene, si è opposto al trattamento che avrebbe potuto salvarlo dal Covid. Poco dopo, il suo cuore ha cessato di battere per sempre. Ogni tentativo di rianimarlo da parte del personale sanitario del reparto di rianimazione del San Bortolo è stato purtroppo inutile. 

Il decesso risale alla tarda serata di martedì. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, Mores, che aveva tre figli, faceva il rappresentante di generi alimentari ed era originario di San Giorgio al Tagliamento in provincia di Venezia, aveva cominciato a manifestare i primi sintomi tipici dell’infezione da Covid-19 una quindicina di giorni prima. «Era un no-vax convinto», racconta l’ex cognato Fabio Nicolè. Anche negli ultimi giorni di vita, infatti, Mores aveva condiviso spesso sui propri profili social post contro i vaccini anti-Covid e l’obbligo del green pass e della super certificazione verde deciso dal governo. La situazione si sarebbe aggravata nel pomeriggio di martedì. A quel punto il figlio maggiore dell’uomo, di 21 anni, ha chiamato il 118 e ha chiesto l’intervento di un’ambulanza perché il padre faceva sempre più fatica a respirare autonomamente. «È entrato in ospedale lucido e ha detto: “Fatemi firmare per non essere intubato, tanto guarisco lo stesso”», aggiunge Nicolè con il cuore colmo di disperazione e di dolore per la disgrazia.

Mores è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso Covid dell’ospedale San Bortolo, dove è arrivato attorno alle 18.30. Il personale sanitario ha capito subito che il quadro clinico del paziente era particolarmente grave. Da qui la decisione di trasferirlo immediatamente nel reparto di rianimazione riservato ai malati positivi al coronavirus. La dottoressa che lo ha preso in carico gli avrebbe detto chiaramente che stava per morire, perché la situazione stava peggiorando rapidamente, e che doveva essere intubato per sopravvivere. Lui, però, ha continuato a rimanere fermo sulle proprie posizioni. Irremovibile. A quel punto, dall’ospedale San Bortolo hanno contattato i familiari del paziente no-vax, sperando che almeno loro riuscissero a farlo ravvedere. Tutto inutile. Anche davanti alle suppliche e alle lacrime di chi gli voleva bene e che tramite lo schermo dello smartphone lo implorava di farsi intubare per ricevere l’ossigeno di cui aveva estremo bisogno, il paziente non ha ceduto. 

Mores avrebbe avuto un piccolo ravvedimento solamente quando la dottoressa gli ha chiesto almeno il consenso di poter tentare di rianimarlo quando il suo cuore si sarebbe fermato, sottolineando che quel momento sarebbe purtroppo arrivato in pochi istanti. Lui avrebbe acconsentito, ma ormai era troppo tardi. Circa due ore dopo il suo trasporto al San Bortolo, il paziente è stato dichiarato morto. «Spero solamente che questo episodio possa servire a qualcuno e, soprattutto, spero tanto che i suoi figli trovino la forza per uscire da questa situazione di dolore e di sgomento - conclude l’ex cognato di Mores -. Quello che mi è stato raccontato delle ultime ore di vita di Alessandro è un modo terribile di affrontare questo evento». 

Valentino Gonzato e Franco Pepe

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