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Vicenza

Senza biglietto, rapina e pesta il capotreno e gli agenti

La follia di quella mattina gli costa tre anni di reclusione. È la pena inflitta, al termine del processo con rito abbreviato, dal giudice Crea al cittadino ivoriano Brahim Zoure, 31 anni, residente in provincia di Mantova. L’imputato, difeso dall’avv. Roberto Russi, dovrà pagare 1.600 euro di multa: è stato ritenuto responsabile di due distinte ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale, di rapina e lesioni aggravate. È stato assolto solamente dall’accusa di danneggiamento delle porte della sala d’attesa degli uffici della polizia ferroviaria in stazione a Vicenza.

I fatti, ricostruiti in aula dal pubblico ministero Pinna, furono quanto mai movimentati e avvennero davanti agli occhi attoniti di numerosi viaggiatori. In base a quanto emerso, il 26 maggio scorso Zoure era salito sul treno regionale diretto a Venezia senza biglietto, ed era stato scoperto dal capotreno Carlo Libbi, che lo voleva identificare e multare. A quel punto l’africano era andato su tutte le furie e si era avventato contro il pubblico ufficiale: lo aveva spinto con violenza contro la parete del vestibolo della carrozza e gli aveva sibilato che quello era solamente l’inizio e poi sarebbe arrivato il resto. Aveva minacciato di portargli via il tablet - con cui stava controllando la regolarità dei biglietti - e di ammazzarlo di botte. «Tu oggi non torni a casa... non avete visto niente, ora vedrete che cosa succederà ai poliziotti che avete chiamato, li prendo a pugni», aveva urlato dopo che Libbi aveva allertato il 113, facendo intervenire gli agenti della Polfer mentre il treno si stava fermando in stazione a Vicenza. 
Prima dell’arrivo dei poliziotti, l’imputato aveva portato effettivamente via il tablet al dipendente di Trenitalia: aveva colpito al capo Libbi, gli aveva fatto volare via il berretto, e glielo aveva strappato di mano. Per questa ragione era accusato anche di rapina.

Quando erano giunti gli agenti del sostituto commissario Claudio Spinato la furia era aumentata, se possibile, d’intensità. Zoure aveva cercato di scappare, facendosi largo a spintoni fra i passeggeri; aveva cercato di colpire con un pugno un sovrintendente e di fuggire dal treno; ma, scendendo, si era imbattuto in un assistente capo, e lo aveva colpito con un violento pugno in volto. Poi era stato bloccato, e si era divincolato con calci e pugni, ferendo un altro assistente. Portato negli uffici della Polfer, altre minacce: «Vi uccido tutti, non sapete chi sono io... non ho paura di andare in galera... quando sarò libero dovete rinforzare questo ufficio perché tornerò per uccidervi». Poi aveva preso a calci le porte, ma l’accusa è caduta in aula. Era stato finalmente accompagnato in carcere; nel frattempo, i tre poliziotti si erano fatti medicare. Merita tre anni.  

Diego Neri

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