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L'indagine

Sempre meno sesso, c’è il virus. «Colpa di paura e incertezza»

Questione di feeling. Ma anche di sicurezza. Specie sotto le lenzuola. Che due anni di pandemia avrebbero finito per ripercuotersi anche sulla sfera intima, era inevitabile. Oggi, 24 mesi dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza, psicologi e psicoterapeuti concordano: il Covid ha cambiato – in peggio – la vita affettiva e sessuale delle persone. Come? Secondo uno studio dell’istituto “Mario Negri” e di altri istituti Irccs, pubblicato a dicembre sulla rivista scientifica Journal of Epidemiology, il primo effetto, forse scontato, è stato una diminuzione dell’attività sessuale per un terzo della popolazione, sia tra i conviventi che tra i non conviventi (su un campione di 6.003 persone tra 18 e 74 anni).
Ma c’è di peggio: come riporta il Guardian, che si basa sul sondaggio britannico National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles (Natsal), un quarto della popolazione non ha avuto alcuna attività sessuale negli ultimi due anni. Per lo psicologo e psicoterapeuta Oscar Miotti, specialista in sessuologia e consigliere dell’ordine degli psicologi del Veneto «la situazione è drammatica».
«Quando si è in guerra la dimensione sessuale è la prima a risentirne e così sta accadendo in questa lunga pandemia, che ha provocato incertezza e preoccupazione - spiega - con il risultato che sia le coppie che i single stanno vivendo un ritiro nel privato». Un isolamento che genera conseguenze psicosociali pesantissime: «Chi è solo ha poche occasioni di incontro, non c’è più spontaneità nell’approccio, poco ci manca che si chieda il green pass quando si esce con qualcuno, sono forme di “paura dello sconosciuto”».
Anche per questo i single preferiscono restringere il campo, escludendo nuove conoscenze e concentrandosi sulla cerchia di amici, come osserva lo psicologo, psicoterapeuta e coach “breve-strategico” Marco Pagliai. «Tra il timore per il virus e una effettiva “mancanza di allenamento” nei rapporti interpersonali dopo tanto tempo trascorso a distanza, in molti hanno preferito spostarsi verso relazioni virtuali, tramite app e siti di incontri, spesso riscoprendo la pornografia - sottolinea - mentre tra chi è alla ricerca di una persona la scelta ricade tra i conoscenti, per un senso di sicurezza».
Ma se per i single si tratta soprattutto di mancanza di occasioni, anche in relazione alle restrizioni, il crollo dell’intimità vale anche per le coppie, sposate e non. Nell’ultimo biennio sono aumentate vertiginosamente sia quelle che hanno scelto di separarsi, sia quelle che hanno deciso di restare assieme per interesse (dei figli, economico) ma conducendo vite e relazioni distinte e distanti.
Per la psicologa e psicoterapeuta – specializzata in sessuologia clinica – Maria Cristina Strocchi «le coppie che prima della pandemia in qualche modo tiravano avanti ora sono in seria crisi e questa situazione determina anche l’aumento delle dipendenze, da alcol, droghe, farmaci, shopping e anche sesso». E siccome non tutti possono (o vogliono) permettersi di porre fine ad una relaziono o un matrimonio, nel quadro destabilizzante della crisi sanitaria, «tra dad e caro-vita, molti decidono di restare assieme pur essendo separati a tutti gli effetti, in quello che diviene un modello di coppia aperta», evidenzia Strocchi.
Durante il lockdown, ma ancora oggi mentre si attende la fine della quarta ondata, è venuta a mancare la soluzione-cuscinetto che serviva ad unire fidanzati e coniugi ai ferri corti e cioè quella che il dottor Pagliai definisce “struttura dissipativa”. «Dal lavoro alla palestra, le vie di fuga esterne tengono in piedi molti rapporti – nota Pagliai – di contro, dover trascorrere tanto tempo assieme ha portato alla luce risentimenti e aggressività che deteriorano le coppie in difficoltà ma mettono alla prova anche quelle più solide». Un fenomeno di estremizzazione delle relazioni diffuso a tutti i livelli, conclude Miotti e che amplifica sentimenti di rabbia e avversione nei confronti del partner e spegne il desiderio. 

 

Giulia Armeni

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