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Vicenza

Scuole, caos all’uscita: bus pieni di studenti, ma alcuni sono vuoti

Nella cittadella degli studi i flussi sono irregolari, si va da momenti di calma ad altri di folla (Foto Zilliken)
Nella cittadella degli studi i flussi sono irregolari, si va da momenti di calma ad altri di folla (Foto Zilliken)
Nella cittadella degli studi i flussi sono irregolari, si va da momenti di calma ad altri di folla (Foto Zilliken)
Nella cittadella degli studi i flussi sono irregolari, si va da momenti di calma ad altri di folla (Foto Zilliken)

Escono a ondate. Da mezzogiorno alle 14, la cittadella degli studi tra viale Astichello, via Mora, Via Baden-Powell e viale Cricoli vive e si agita seguendo uno spartito a due velocità. Minuti di deserto si alternano a muraglie di ragazzi che sciamano dopo l’ultima campanella verso le fermate dei bus pronti a riportarli a casa, oppure in direzione delle automobili di genitori, zii, fratelli, vicini di casa e famigliari di vario genere pronti a caricarli al volo. Le auto sono parcheggiate ovunque, con le immancabili quattro frecce che si illuminano a ripetizione. 
Le due situazioni opposte variano in pochi istanti. Un attimo prima si osserva il vuoto, con i due steward piazzati strategicamente sulle due corsie di viale Cricoli che sembrano due cattedrali fosforescenti nel deserto e, solo pochi secondi dopo, spariscono nella marea umana di giovani. Niente panico, però. Nessun inferno dantesco con i gironi degli utenti del trasporto pubblico. L’impressione è quella di un equilibrio esile, ma che riesce a reggere gli urti delle diverse divisioni di studenti che mettono il sistema sotto pressione.

Dopo un’osservazione durata oltre un’ora è bene iniziare lodando i ragazzi: la stragrande maggioranza indossa ordinatamente la mascherina anche nel tragitto tra la scuola e la fermata del bus, pure se non sarebbe obbligatorio. I due momenti critici sono quelli dell’attesa alla fermata e dell’imbarco sui mezzi pubblici. Impossibile capire se le distanze interpersonali siano mantenute in attesa del bus e se le mascherine restino sempre addosso. Anche perché c’è qualcuno che fuma, altri che mangiano. Ed è altrettanto improbabile pretendere che gli steward di Svt possano accorgersi di ogni eventuale violazione: il rapporto, nei momenti più affollati, è di almeno 100 studenti contro un gilet giallo. In ogni caso, anche tra chi cerca di mantenere la distanza di un metro, questa si sgretola quando c’è da salire a bordo. L’obiettivo è prendere il bus e la missione deve essere portata a termine. Le operazioni di imbarco, poi, risultano più lente del normale per permettere agli addetti preposti di verificare in tempo reale che la capienza fissata all’80 per cento non venga sforata. 

Poi si entra nella sfera del viaggio e le cose cambiano diametralmente a seconda dell’orario e della tratta delle corriere. Alle 12.50 in viale Astichello la fermata del bus che condurrà verso viale Roma e la stazione ferroviaria è affollata. All’orizzonte compare un mezzo: «Vuoto come al solito», ironizza uno studente. Salvo poi riscontrare che dietro il primo bus ne stava arrivando un secondo, vuoto davvero, per la stessa destinazione. Poco dopo le 13 in viale Cricoli arrivano i bus che viaggeranno verso il Thienese: i ragazzi si avvicinano per prendere posto ma i bus non partono esageratamente pieni. Poco prima delle 14 c’è una delle ondate più consistenti da gestire. Si riempie tutto: le fermate di viale Cricoli ma anche l’hub di via Mora. Autobus di Svt si alternano a quelli privati delle compagnie più disparate, con tanti cognomi sulle fiancate. Qui tutto dipende dalla destinazione: ci sono bus semivuoti, come quello diretto a Torri di Quartesolo che prende il largo con numerosi posti liberi, ma c’è anche la corriera doppia che viaggia verso San Vitale che sembra un bus dell’era pre-covid. Sembra, appunto, perché è vero che tutti i posti a sedere sono occupati, da studenti e non solo, e che in molti sono costretti a viaggiare in piedi, ma non sembra che la situazione arrivi ad alcune esagerazioni che si verificavano in epoca di capienza al 100 per cento. E forse è proprio il contrasto tra i bus vuoti e quelli che sembrano “pericolosi” in ottica covid a stridere di più.  

Karl Zilliken

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