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L'emergenza

Scatta l’allerta siccità: controlli anti-sprechi, rischio razionamento

Primo comandamento: non sprecare. Perché di acqua ormai ce n’è davvero poca. Che si parli di fiumi, falda, torrenti, montagna lo scenario è desolatamente lo stesso: c’è sete. Troppe le carenze accumulate dall’autunno per sperare in un’estate serena e le temperature al di sopra della media non aiutano. 
Ordinanze stringenti per limitare i consumi in realtà non se ne sono ancora viste, per ora vince la linea morbida dell’invito a un uso attento dell’acqua. Un campanello di allarme arriva però da Viacqua: «Al momento è possibile scongiurare l’intervento delle autobotti per rifornire i territori collinari - precisa il presidente Giuseppe Castaman in una nota - eppure non possiamo escludere neppure nel nostro bacino forme di razionamento nel corso dei prossimi mesi». Il trend in calo dei quantitativi d’acqua a uso idropotabile, continua la nota dell’ente gestore «rende ormai impossibile assicurare l’equilibrio tra domanda e offerta nei mesi estivi alle porte e con la crescente richiesta di acqua dal settore dell’agricoltura». 

Tra chi ha già cambiato marcia c’è il Consorzio di bonifica Alta pianura veneta, che sta battendo le zone di competenza per controllare il rispetto delle quote irrigue, ossia che ciascun coltivatore rispetti giorno, orari e quantità d’acqua che gli spettano per i proprio appezzamenti. «Stiamo facendo controlli a tappeto - conferma il presidente Silvio Parise - e se gli anni scorsi si poteva iniziare con gli ammonimenti, oggi partiranno sanzioni. La situazione è grave, c’è in gioco la stagione, che significa la produzione di cibo. Per ora non stiamo comunque riscontrando irregolarità». Seguono un paio si sferzate alle istituzioni. Uno: «L’agricoltura non consuma acqua, la usa per produrre alimenti e la reimmette nel sistema, senza alternarne la caratteristiche. Bisogna tenerne conto quando si pensa alle ordinanze». Due: «Il bacino di Meda oggi sarebbe provvidenziale. Se ne parla da decenni ed è tutto fermo. E servono anche microbacini. Se non si sfrutta questo momento, anche con il Pnrr, sarà sempre peggio». 

La sensazione è che il peggio debba ancora venire. Secondo i dati di Meteo in Veneto tra settembre 2021 e maggio 2022, rispetto alla media del periodo 1981-2020, si sono persi 352,8 millimetri di pioggia, con l’asticella fermatasi a 503,2 rispetto agli 856 attesi. Vale a dire il 42% in meno. Quest’anno, tra gennaio e maggio sono caduti 209,2 millimetri rispetto ai 424 della media, pari a un deficit del 51%. Ventidue i giorni di pioggia in cinque mesi, rispetto ai 38 attesi. Nell’infuocato 2003, tra le annate più critiche, tra gennaio e maggio erano caduti 205 millimetri, 4 in meno di quest’anno «ma con la differenza - sottolinea Marco Rabito, presidente di Meteo in Veneto - che il semestre precedente, ossia giugno-dicembre 2002, fu normale dal punto di vista pluviometrico». Normalità mancata tra il 2021 e il 2022, se si pensa che in autunno si è registrato un deficit del 27%, con 87,8 millimetri persi, e in inverno il calo è stato del 52%, pari a un ammanco di 121,6 millimetri. 
«La situazione è drammatica - aggiunge Rabito - considerato anche che siamo solo a giugno. Maggio è stato uno dei più caldi degli ultimi decenni, giugno è sopra la media e arrivano giorni da 33-35 gradi. Il problema è che si lavora sempre in emergenza, invece di pianificare. Ci sono comuni, come Marano e Santorso, che hanno creato piccole zone di accumulo. Cerchiamo di sfruttare la crisi per valorizzare le buone pratiche». «Faccio appello al senso civico di tutti -l’invito dell’assessore all’ambiente Simona Siotto - affinché venga diminuito il consumo di acqua con comportamenti virtuosi e perché si tengano chiusi i pozzi artesiani a getto continuo a uso domestico quando non utilizzati». 

Alessia Zorzan

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