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Vicenza

Rubati i soldi dal conto corrente. Poste risarciscono 100 mila euro

Sei mesi dopo essere stato alleggerito di oltre 100 mila euro dal conto corrente postale, vittima di sofisticate operazioni fraudolente messe a punto da professionisti del crimine tecnologico, l’arbitro bancario presso la Banca d’Italia bacchetta Poste italiane e dà ragione al pensionato vicentino di 62 anni che viene risarcito di quasi l’intera somma che gli era stata rubata.

È l’epilogo dell’incredibile vicenda di cui il Giornale di Vicenza aveva raccontato all’inizio dell’anno, quando il correntista Antonio aveva scoperto che gli hacker gli avevano clonato il conto.
«Abbiamo provato - spiega l’avvocato Gaetano Crisafi che assiste la parte offesa - che l’istituto non ha messo in atto tutte quelle misure per evitare la beffa tecnologica».

L’arbitro bancario e finanziario specifica che la decisione è stata assunta all’unanimità, dopo che il legale di Antonio vi aveva fatto ricorso perché c’era la responsabilità di Poste italiane, che da parte sua ha cercato di respingere qualsivoglia colpa, ribaltando sull’utente ogni onere per l’accaduto.
La truffa comincia a dipanarsi il 3 dicembre 2020 quando alle 14 Antonio si accorge che poco prima gli è arrivato sul telefonino un messaggio apparentemente inviato da Poste italiane che contiene un allegato con cui vengono richieste una serie di indicazioni.
Il pensionato non fornisce né password né ulteriori credenziali, neanche quando poco dopo riceve la telefonata dal numero verde +39803160 indicato come “Poste italiane” di un sedicente impiegato delle Poste che lo invita a visualizzare il link ricevuto perché c’era un problema nel suo conto corrente.
Antonio, che non è uno sprovveduto, mangia subito la foglia, intuisce che possa trattarsi di una truffa e disinstalla subito la app Poste italiane dal telefonino senza comunicare alcunché al mariuolo. Nel breve volgere di poco tempo riceve altri due messaggi “autorizzativi di operazioni finanziarie” cui non dà risposta.
L’indomani il pensionato allo sportello del bancomat del Mercato nuovo scopre che dal proprio conto corrente sono spariti 95 mila euro. I delinquenti informatici hanno compiuto 97 operazioni ognuna delle quali di 980 euro. Mentre Antonio chiede lumi alla funzionaria delle Poste, il sedicente impiegato del giorno prima lo contatta al telefonino spacciandosi per un investigatore dell’ufficio anti frode di Poste italiane e gli chiede di recarsi allo sportello per eseguire alcune operazioni sotto la sua direzione. Quando il pensionato gli replica che si trova in Posta e che ha davanti una funzionaria vera e che avrebbe subito denunciato il fatto, il criminale riattacca.
Antonio sollecita subito l’impiegata a chiudere il conto sotto attacco di indebita intrusione e di revocare le operazioni per evitare altri danni. La funzionaria lo rassicura che sul vecchio conto non sarebbe stato più possibile agire e avrebbe trasferito ad altro conto corrente, nel frattempo aperto, i buoni fruttiferi a lui intestati.
Il 18 dicembre il pensionato non vendendo l’accredito di pensione e tredicesima sul nuovo conto si recava di nuovo all’ufficio postale di via Zampieri dove constatava l’ulteriore ammanco. Non solo, che erano stati dematerializzati anche buoni fruttiferi per 13 mila euro.
«Poiché il mio assistito non ha mai rilasciato né password né credenziali a nessuno - osserva l’avv. Crisafi - è pianamente responsabile Poste italiane».
L’arbitro bancario di recente lo ha certificato e ha condannato le Poste a risarcire 100 mila euro. Se non lo farà entro un mese l’istituto sarà iscritto in una apposita sezione della Banca d’Italia «quale intermediario inadempiente».

 

Ivano Tolettini

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