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Il caso

«Riconoscerò
la piccola Sara
e la terrò con me»

Un neonato riposa in un’incubatrice dell’ospedale. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un neonato riposa in un’incubatrice dell’ospedale. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un neonato riposa in un’incubatrice dell’ospedale. IMMAGINE D’ARCHIVIO
Un neonato riposa in un’incubatrice dell’ospedale. IMMAGINE D’ARCHIVIO

Dopo ore febbrili trascorse a maturare una scelta - la più importante - il papà di Sara si dice «certo» di volerla riconoscere. Lo ha rivelato lui stesso a questo giornale, annunciando che compierà il passo oggi stesso. «E con me ci sarà anche la sua mamma», aggiunge. Potrebbe dunque concludersi in un lieto fine la storia della piccola, nata il 22 giugno all’ospedale San Bortolo, per la quale l’ipotesi dell’adozione stava diventando sempre più concreta. I genitori, disoccupati e in difficoltà economiche, dal giorno del parto di fatto non hanno ancora formalizzato il riconoscimento e la bambina si trova tuttora nel reparto pediatrico dell’ospedale, accudita dal personale sanitario e in attesa di conoscere il suo destino.

La storia, segnalata domenica a Il Giornale di Vicenza, ha suscitato grande clamore e toccato le corde del cuore di tanti vicentini. Con il risultato che una massiccia mobilitazione di solidarietà ha preso forma in pochi giorni per convincere i genitori a non abbandonare la loro piccola. La vicenda familiare, raccontata dallo stesso papà, un quarantenne che vive in città, è complessa: entrambi i genitori della neonata hanno perso il lavoro alcuni mesi fa. Lui, ex corriere per una ditta di trasporti, si arrabatta con lavori saltuari. Lei si è vista negare il rinnovo del contratto come lavapiatti in un ristorante, durante la gravidanza. La coppia, inoltre, si è sciolta lo scorso anno: «I rapporti tra me e la mia ex compagna si sono incrinati mesi fa, ma l’ho tenuta a casa mia, in un alloggio popolare del Comune, fino al giorno del parto». I genitori di Sara hanno altri due figli nati dalla loro unione: il più grande è in affido al padre, l’altra è invece accudita da un familiare, mentre la mamma ha altri due bambini, frutto di una precedente relazione.

La donna dopo aver dato alla luce la sua ultima bimba, ha sospeso di fatto la decisione di riconoscerla, perché non certa di riuscire a provvedere alla figlia. Da quel giorno è scattato il conto alla rovescia, che scadrà sabato. La legge, infatti, concede a mamma e papà (insieme o anche a solo uno dei due) dieci giorni per assumersi la responsabilità genitoriale. E ancora altri 50 giorni, dopo la prima scadenza (nel caso si siano avvalsi in un primo momento del diritto di non riconoscere la bimba), per ripensarci e sospendere l’iter dell’adozione.

Ma la possibilità che la piccola venga allontanata dalla sua famiglia naturale ora potrebbe essere scongiurata. Il papà dice di aver fatto la sua scelta e ieri si è recato al reparto di pediatria per parlare con il primario Massimo Bellettato e manifestargli le proprie intenzioni. «Farò di tutto pur di tenerla con me». L’uomo racconta poi di aver parlato con la mamma della sua piccola, che sarebbe disposta anche lei a riconoscere la neonata. «Oggi andremo nel Comune di residenza della mia ex compagna per formalizzare la registrazione - racconta -. Poi vorrei essere io a crescere mia figlia», spiega il 40enne che ringrazia quanti (imprenditori e altri cittadini) gli hanno teso la mano offrendogli un impiego o un’altra forma di aiuto. «Spero di trovare presto un lavoro grazie alla solidarietà dei vicentini».

Laura Pilastro

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