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Vicenza

«Radioamatori?
Più veloci
di un sms»

Una sala operativa allestita con apparecchi per radioamatori
Una sala operativa allestita con apparecchi per radioamatori
Una sala operativa allestita con apparecchi per radioamatori
Una sala operativa allestita con apparecchi per radioamatori

Giocare a squash con la luna. Non cercate l’immagine in un album dei Pink Floyd perchè questa non è poesia ma vita reale. In effetti, inviare onde elettromagnetiche verso il nostro satellite facendole rimbalzare sulla Terra è una tecnica che i radioamatori usano per collegarsi con zone remotissime. Tutto vero, dunque, «altro che andare a caccia di Pokémon».

Mauro Fasolo e Alessandro Primon, rispettivamente presidente e vice dell’Ari di Vicenza, l’associazione che raggruppa gli “sperimentatori dell’etere” della città, sorridono e lanciano sornioni una serie di sfide ai giovani della città. «Come facciamo vedere agli studenti dell’istituto Rossi, quando andiamo a fare qualche incontro, nel tempo in cui loro digitano un sms noi abbiamo già pronunciato al microfono 50 parole. Perché la radio è più moderna e attuale di uno smartphone».

Nessuna guerra tecnologica, solo la voglia di ribadire che pure in questa epoca, dominata da Internet, social network, App ed elettronica, basta una semplice antenna per stringere il mondo fra le mani. E antenna non significa tralicci. «Durante il terremoto devastante del Nepal, i soccorsi sono partiti grazie alle trasmissioni effettuate dall’unico abitante che possedeva una radio e sono state coordinate dall’israeliano Amir Bazak che ha istituito la rete “Nepal Emergency”.

I cellulari non servivano in quelle condizioni. La stessa cosa che è successa dopo il passaggio dell’uragano Katrina. La tecnologia moderna è importante, ma se vengono a mancare i supporti, siamo noi gli unici che possono tenere assieme questo pianeta. Il nostro è un hobby, ma ha una grande valore civile e sociale. Del resto, se è lo stesso ministero a imporre, due volte l’anno, alle prefetture, l’obbligo di parlarsi tra loro in questo modo, significa che questo sistema è fondamentale». Non si tratta di chiacchierate solo tra camionisti, anche utili per la circolazione stradale, o di un saluto ai ricercatori dell’Antartide, ma di un vero e proprio ponte. Anche sull’umanità visto che, per statuto, «ci si scambia messaggi a carattere tecnico scientifico senza alcuna distinzione di sesso, ceto, razza, idea politica, religione». Così, se siete stufi di vagare nei posti più strani della città a caccia di pupazzetti virtuali, recatevi alla sede dei Ferrovieri dell’Ari, in via Vaccari 8. Basta avere 16 anni e la firma di un genitore, meglio ancora la passione per la tecnica, l’elettronica e l’autocostruzione. Ci sarà un corso propedeutico all’esame scritto di Mestre e al conseguimento della patente di radioamatore. Non sapete il Morse? Poco o molto male, non serve più studiarlo. Servirebbe una nuova sede, ma questa è un’altra storia: «Nel Vicentino siamo 5 gruppi Ari e circa 300 soci tra il capoluogo (90), Bassano (50), Montegrappa (60), Thiene (60) e Arzignano-Chiampo (20). L’Italia è dodicesima nel mondo con 30.000 soci. Su quanti? Su oltre 3 milioni».

Roberto Luciani

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