Da qualche mese si sono perse le tracce del progetto Tav. Più o meno da gennaio, quando il gruppo Webuild - che insieme alla società Hitachi Rails costituisce il consorzio Iricav Due (rispettivamente con l’83 per cento e il 17 per cento di quote), il general contractor a cui Rfi ha affidato la progettazione e la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta capacità veloce Verona-Padova - mise nero su bianco alcune scadenze ben precise. Oggetto della nota: il secondo lotto della linea, vale a dire l’attraversamento della città di Vicenza. «Per quanto riguarda questo tratto lungo 6,2 chilometri - era la sintesi della comunicazione - si prevede la consegna del progetto definitivo nei primi giorni di gennaio e l’inizio dei lavori entro l’estate del 2022». Ecco, ad oggi non solo di cantieri tra Ponte Alto e la stazione non c’è traccia, ma nemmeno il progetto definitivo è stato ufficialmente consegnato da Rfi al Comune. Tutto fermo, dunque? Non proprio. Perché se sulla carta non ci sono notizie, sulle carte - quelle di Rfi - qualcosa si muove; e non poco. È la somma necessaria per finanziare il progetto. Non serviranno più 925 milioni di euro, come previsto, ma sarà necessario spendere molto di più. Precisamente 1,6 miliardi di euro. A tanto ammonta il costo del progetto secondo l’ultima stima di Rete ferroviaria italiana.
La novità è spuntata nei giorni scorsi all’interno degli schemi del nuovo contratto di programma - parte investimenti - pubblicato da Rfi. Si tratta di un corposo documento che indica quali sono gli interventi (e i costi) previsti per il periodo 2022-2026. E proprio nella tabella pubblicata a pagina 83 si trova la sorpresa: il costo totale dell’opera “Attraversamento di Vicenza” è lievitato fino a un miliardo e 650 milioni di euro. E se a disposizione, secondo quanto si legge, c’è poco più di un miliardo, restano da finanziare (l’obiettivo è per il primo quinquennio del 2023) 575 milioni. La somma non è da poco. Soprattutto perché, se si riavvolge il nastro della storia, sembra di essere tornati al punto di partenza. Nel dettaglio il primo progetto dell’alta velocità riguardante il capoluogo (quello che prevedeva una stazione in fiera e una fermata a Borgo Berga, per intenderci) aveva un costo stimato in 1,7 miliardi (1.756,7 milioni precisamente); ritenuto il progetto troppo complesso, troppo oneroso e soprattutto alla luce dei malumori per l’eliminazione della stazione di viale Roma, l’amministrazione ed Rfi decisero di fare più di qualche passo indietro. Scelsero quindi di puntare su un progetto definito “low-cost” (quello attuale), dal valore di 804,1 milioni di euro; di fatto la metà di quanto, evidentemente, viene stimato oggi.
A dire la verità già nei mesi scorsi erano stati preannunciati aumenti; ma di “poco”: circa cento milioni. Ora, invece, si apprende che dai 925 milioni si è passati ufficialmente a 1,6 miliardi. Quasi il doppio. Resta da capire se all’origine dell’aumento ci sia solamente una questione di materie prime (con i costi schizzati alle stelle) o se siano state introdotte ulteriori migliorie e nuove opere al progetto. Le risposte arriveranno al momento della consegna del progetto definitivo. Secondo le ultime indicazioni Rfi - dopo aver ricevuto la documentazione da Iricav - sta procedendo in questi giorni alla verifica tecnica-economica alla quale farà seguito l’iter di ottemperanza (l’analisi cioè del recepimento delle prescrizioni allegate in sede di Cipe). Dopodiché, se non ci saranno problemi, ci sarà la trasmissione del progetto al Comune e agli altri enti. Il tutto potrebbe avvenire entro fine estate.
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