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La grande nevicata dell'85

Quando Vicenza sparì
sotto 70 centimetri di neve

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Scorcio di una suggestiva Vicenza imbiancata vista da Monte Berico dopo la nevicata “del secolo” del 15 gennaio 1985
Scorcio di una suggestiva Vicenza imbiancata vista da Monte Berico dopo la nevicata “del secolo” del 15 gennaio 1985
Vicenza, la grande nevicata del 1985

Per i meteorologi è il fenomeno eccezionale che spicca nelle serie storiche dei dati del secolo scorso, per romantici e nostalgici è l’evento che ha capovolto la routine, trasportandola in una dimensione fuori dal tempo. Sono trascorsi 35 anni dalla nevicata dell’85 e il ricordo, nella memoria dei vicentini, è fresco come la coltre bianca che in tre giorni, raggiungendo in certi casi oltre un metro di altezza, si posò su città e provincia, come su tutto il Nord Italia, fino a mettere il silenziatore al paesaggio e a modificare ogni prospettiva. 

 

Le cronache del Giornale di Vicenza raccontarono di una città in tilt, tra strade e caselli bloccati, auto e camion di traverso sui raccordi, mezzi spazzaneve insufficienti, black out e guasti telefonici. Tutti disagi che misero a dura prova i servizi e portarono alla chiusura di scuole e asili per un paio di giorni. Un particolare, questo, che evoca ancora emozioni tra chi negli anni Ottanta era bambino e ricorda lo stop forzato delle lezioni come tempo regalato al gioco con le palle di neve. 

 

 

Quelle cadute dal pomeriggio del 13 al 16 gennaio furono le precipitazioni nevose più abbondanti del Novecento che portarono con sé anche il primato delle temperature più rigide del secolo. Condizioni straordinarie che l’inverno mite di oggi fa sembrare quasi inverosimili. Eppure, quell’evento unico ebbe un prologo a latitudini artiche, come racconta Marco Rabito, presidente dell’associazione Serenissima Meteo, che all’epoca aveva 7 anni. «La grande ondata di freddo del gennaio 1985 prende forma nei primi giorni dell’anno. Dal 5 gennaio, per 9 giorni consecutivi, la temperatura in città non supererà lo zero nemmeno in pieno giorno. In quel periodo sussistono, quindi, tutte le condizioni necessarie a raggiungere temperature rigide da record: neve al suolo, cielo sereno, calma di vento e aria secca. È verso l’alba di venerdì 11 che si batte ogni primato: la minima raggiunge i -19,8 gradi. Al suolo ci sono dai 10 ai 15 centimetri di neve, pronta a riceverne altra». E infatti, con il grande freddo, arrivano anche abbondanti fiocchi bianchi: tutto inizia domenica 13, giornata di campionato per il Lanerossi Vicenza che al Menti ospita il Pavia in condizioni proibitive: a -17 gradi e col terreno ghiacciato, sul quale gioca anche un giovanissimo Roberto Baggio. «I primi fiocchi della “ nevicata del secolo” - prosegue Rabito - iniziano a cadere sulle grandi città del Nordovest. Lo dicono a “Tutto il calcio minuto per minuto”, in diretta radio, e i vicentini lo apprendono tornando infreddoliti dallo stadio verso casa. Nel frattempo, come previsto, una perturbazione si forma nel Mediterraneo occidentale e si mette in moto verso est, carica di umidità e capace di trasportare aria più mite. La pianura Padana è un immenso congelatore naturale, l’aria più calda e umida è costretta a scorrere sopra questo immenso lago d’aria gelida, dando origine a copiosissime nevicate». Il giorno seguente, lunedì 14 gennaio, i vicentini si svegliano in una città imbiancata. Iniziano i primi disagi perché i cumuli arrivano a superare i 50 centimetri. Il traffico comincia a patire gli effetti delle precipitazioni record. Si sfiora la paralisi, come riporta Il Giornale di Vicenza del 15 gennaio: «Nel centro cittadino lo stop è stato pressoché generale. Pochissimi mezzi privati a girare fra mille difficoltà. Primi guai anche per i mezzi pubblici, con regolarità delle linee compromessa, fino al tilt finale di metà pomeriggio». Tutto è immerso in un’atmosfera surreale: «Per le strade - si legge ancora - ragazzi con gli sci da fondo al posto di auto e moto. Nei giardini alberi soffocati dal manto nevoso troppo spesso e qualche pianta abbattuta dal peso. Bar e botteghe hanno cominciato ad abbassare le saracinesche». L’evento eccezionale stravolge la quotidianità: su ordine del provveditore agli studi, le lezioni vengono sospese, sia per problemi di viabilità, sia perché in alcuni casi le caldaie delle scuole vanno in blocco. Nella zona di Settecà, qualche contadino si ingegna e, con un vomero attaccato al trattore, ripulisce le strade più impraticabili. «Gli accumuli – riprende l’esperto di meteorologia - cresceranno ancora mercoledì 16, prima della trasformazione quasi definitiva della precipitazione in pioggia il 17. Alla fine saranno 72 i centimetri di neve misurati in centro città, con cumulate leggermente superiori ad ovest. Un metro di neve cade a Thiene e Schio, qualcosa in più a Lugo che segna probabilmente il primato in una zona di pianura per l’intero Nord Italia con 110-115 centimetri».

 

 

Nei giorni seguenti in Veneto si calcoleranno danni per miliardi di lire all’agricoltura, agli impianti industriali, a strade e abitazioni private, ma questa è altra storia. La nevicata dell’85 resta tra gli eventi più evocativi, tanto da aver ispirato anche scrittori e cantautori, non solo gli studi statistici dei meteorologi.

Laura Pilastro

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