Una passeggiata su un dolce sentiero dei Colli Berici, qualcosa gli si attacca a un dito, sembra un insetto, scuote la mano per cercare di liberarsene, ma quella cosa lo punge, come lo sfiorasse una piuma. Solo un piccolo prurito. Non sente male, sembra niente. Torna a casa, e il dito si gonfia in modo spropositato, poi diventa bluastro, nero, e adesso comincia a fare male. Sempre di più. Corre in pronto soccorso al San Bortolo. Il gonfiore è sospetto, anche il colore sempre più scuro fa temere qualcosa di pericoloso. I medici lo mandano in chirurgia plastica. Lo accoglie il dottor Giovanni Du Jardin, che a vedere quel dito che sembra un pallone non ha dubbi. È il morso di un ragno velenoso. E può essere fatale. Il dito sta andando in necrosi e il malcapitato rischia di perdere il dito medio della mano destra. È la brutta disavventura occorsa a un uomo di 41 anni che abita a Montecchio Maggiore. Du Jardin individua presto anche il ragno bucolico responsabile di un morso che può menomare per sempre. È il ragno violino, chiamato così per la livrea del dorso che ricorda un disegno molto simile allo strumento musicale caro a Paganini, ma che è noto pure con il nome di “eremita” per la scarsa aggressività.
Morde, infatti, solo se calpestato o disturbato, e allora il veleno che inietta può provocare edemi, necrosi ed ulcerazioni alle parti colpite, assieme a febbre, malessere a un eritema diffuso. Anzi, qualche volta, in 4 casi su 100, il morso si rivela mortale e il ragno violino si trasforma in killer. Ora l'unica possibilità per cercare di salvare il dito è una terapia antibiotica d'urto. Ed è quello che viene fatto, anche se le chance restano minime. «Abbiamo continuato a drenare la ferita – spiega il primario Maurizio Pegoraro – per far fuoriuscire il veleno, e teniamo il paziente sotto stretto controllo, adesso c'è solo da aspettare per vedere se reagisce alle terapie». L'uomo è stato portato in osservazione anche nel reparto di malattie infettive per un consulto con gli specialisti guidati dal primario Vinicio Manfrin, poi è stato dimesso, e ora è a casa. Solo nei prossimi giorni si saprà se l'intuizione diagnostica del dott. Du Jardin sia servita a scongiurare il distacco per necrosi del dito morso da questo ragno timido ma spietato, lungo tra gli otto e i dieci millimetri, dal colore che sfuma dal grigio al verde tenue, che non ama la luce, che possiede sei occhi in fila di due, che può arrivare fino a 5 centimetri di lunghezza, che di preferenza colloca il suo habitat sotto le tegole dei tetti, nei solai, negli sgabuzzini, ma anche in luoghi antropizzati, stalle, fienili, garage, che quando è all'aria aperta si nasconde sotto tronchi e cataste di legna, e che qualche volta capita anche in casa in mezzo a vestiti lasciati per terra o dentro le scarpe. «È stata la particolare tumefazione del dito – spiega ancora Pegoraro – a far scattare la diagnosi. Il paziente non si era accorto quasi di nulla. Quello che aveva allontanato con la mano gli era sembrato solo un insetto fastidioso. Il problema è che la zona eritematosa intorno al morso comincia a lesionarsi perché i tessuti muoiono. Il veleno del ragno uccide le cellule della zona colpita fino a formare una piaga profonda e dolorosa».
Il caso del paziente morso dal ragno violino, fra l'altro con una reazione così pesante, è il primo documentato al San Bortolo.
Un monito per chi ora, con le belle giornate, sceglie di fare escursioni in campagna. Attenzione a dove si mettono mani e piedi scalzi.