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Vicenza

Preso di mira sui social: il circo cambia nome e fa sparire il Cremlino

di Karl Zilliken

È sparito anche il Cremlino. Le locandine e i cartelloni dello show circense “Gravity” in arrivo a Vicenza sono state modificate in tutta fretta nelle scorse ore. Già, perché il nome dello spettacolo da qualche anno è lo stesso e richiama salti e grandi altezze ma la compagnia che lo propone ha deciso che sarebbe stato meglio cambiare o nascondere per qualche tempo la sua storica denominazione di “Circo di Mosca”. E quindi, oltre al nome, la decisione è stata di eliminare qualsiasi riferimento alla nazione guidata da Vladimir Putin per evitare spiacevoli inconvenienti, anche perché la pandemia ha di fatto interrotto gli storici legami con la patria degli zar. Ci fossero stati artisti russi, non sarebbe comunque stato un problema: «Nel circo non ci sono differenze, siamo tutti per la pace».

Le critiche Una valanga di messaggi e commenti poco piacevoli sono arrivati in prima battuta sui social del circo che in questi giorni è attendato a Sona, nel Veronese. La colpa? Chiamarsi “Circo di Mosca”. E quindi tutto bene a Bologna dal 25 dicembre al 30 gennaio con nome e Cremlino ben in vista; lo stesso in fiera a Ferrara dal 4 al 13 febbraio mentre i problemi sono iniziati a Sona dopo il 24 febbraio, quando la Russia ha attaccato e invaso l’Ucraina. La locandina è rapidamente cambiata sui social con la sparizione del monumentale palazzo del governo di Mosca e del nome che, d’un tratto, era diventato troppo pesante. Solo che, se lavorare con la grafica è relativamente semplice, poco si poteva fare con cartelloni e locandine già affissi in giro per il Veronese e per il Vicentino, visto che la prossima tappa, dal 18 al 27 marzo, sarà nell’area commerciale delle Piramidi di Torri. 

La direzione L’ex Circo di Mosca deriva dalla grande famiglia circense Orfei. Il direttore artistico Larry Rossante spiega: «Dal 2003 abbiamo una storia di scambi culturali Italia-Russia e di collaborazione con artisti della grande scuola del circo di Mosca. Per questo avevamo scelto quel nome. Da tre anni, da quando è arrivata la pandemia, non abbiamo più artisti russi perché c’erano grandi problemi con i visti e i controlli. Anche se li avessimo nel nostro cast, per noi non sarebbe un problema perché il circo raduna popoli, etnie e religioni diverse che sotto il nostro tendone lavorano tutte pacificamente». Non sono stati giorni semplici: «Siamo stati attaccati soprattutto sui social, ma sia a Verona, sia a Vicenza anche se un po’ meno ci hanno strappato dei manifesti e ci hanno imbrattato alcune locandine. La decisione di cambiare nome è stata presa soprattutto per stare tranquilli. Non vorremmo che qualche pazzo si svegliasse una mattina con qualche idea strana». Da qualche anno, il circo di Rossante lavora senza utilizzare animali: «Preferisco parlare di tutto quello che abbiamo e non di ciò che non c’è. Abbiamo salti freestyle spettacolari, record mondiali e comici molto bravi, oltre che artisti internazionali». Da tutto il mondo, ma non dalla grande madre Russia.

Sui social Nei giorni scorsi il fu “Circo di Mosca” aveva attratto pesanti critiche tanto da essere costretto a un post difensivo, oltre che al maquillage del materiale pubblicitario: «Paradosso o no? - avevano scritto i circensi - abbiamo ricevuto messaggi che inneggiano al boicottaggio, spinti dal nome “Circo di Mosca”, marchio che utilizziamo perché molti artisti provenivano dalla scuola russa. Ma lo chapitaeu, casualmente è giallo e blu, come i colori della bandiera ucraina. Gli artisti sono per lo più italiani. Ricordatevi che il circo è il luogo dove tutte le etnie convivono, dove c’è rispetto e tolleranza per tutti. Noi andiamo avanti e siamo per la pace». E anche in vista dell’approdo a Vicenza, il dibattito social prosegue con lo stesso Rossante costretto a intervenire sui gruppi Facebook per spiegare che lo spettacolo non c’entra niente con la Russia, nonostante il nome, e che presto provvederanno a cambiare tutte le locandine e i cartelloni per evitare fraintendimenti. Un circo, insomma. 

 

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