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La storia

«Polmonite
alle Maldive
Un calvario»

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Nicola De Benedetti, 51 anni, durante il ricovero in ospedale
Nicola De Benedetti, 51 anni, durante il ricovero in ospedale
Nicola De Benedetti, 51 anni, durante il ricovero in ospedale
Nicola De Benedetti, 51 anni, durante il ricovero in ospedale

Un incubo tropicale. Cominciato il 12 marzo alle Maldive con una febbre a 38, poi rivelatasi Covid-19 e terminato, dopo 45 giorni di isolamento, in Italia il 22 aprile. Ma per allontanare gli spettri che, per un mese e mezzo, hanno fatto compagnia a Nicola De Benedetti, ingegnere di 51 anni, istruttore subacqueo e guida del Cai, ci vorranno ancora dei giorni.

Il 5 maggio, intanto, finisce la quarantena. Se tutto andrà bene: dopo essere stato sottoposto già a 7 test, il 4 è fissata infatti la data del nuovo tampone che dovrebbe, se negativo, ridargli la libertà di cui è privo dal giorno del primo, positivo.

Era il 14 marzo. Due giorni dopo aver manifestato, assieme al compagno di cabina Simone, i sintomi influenzali che hanno trasformato, quella che doveva essere una vacanza da sogno sulla nave "M/Y Island Safari", in una vicenda drammatica. Da crociera subacquea trascorsa, per i primi sei giorni, tra acque cristalline e spiagge paradisiache, alla reclusione, prima in strutture adibite a "lazzaretto" e poi in ospedale. «È stata un'odissea», riassume il vicentino, finalmente rientrato nella sua casa di San Pio X. Una casa che aveva salutato il 6 marzo proprio quando l'Italia stava venendo risucchiata nel vortice coronavirus.

«Era un viaggio già pagato e prenotato da 4 mesi - spiega De Benedetti - siamo partiti da Malpensa, poco prima che scattasse il lockdown, la speranza era di riposarsi». E invece. Dopo i primi giorni trascorsi serenamente, «eccetto uno sfogo di influenza dovuto al sole, intorno al 10 marzo», il 12 la situazione precipita: «Ammetto di non aver pensato subito al Covid». Il tampone del 14 marzo però è chiaro: coronavirus.

Tutta la comitiva di 30 persone viene trasportata a Huhlumale, in un ex resort: in 12 risultano positivi, ma asintomatici. Nicola e il compagno di stanza, invece, i sintomi li hanno. «Io ho cominciato a star veramente male, febbre alta, tosse, apatia, vomito. Avevo già la polmonite». Viene così trasferito in un secondo resort riconvertito in campo medico, fino al ricovero all'ospedale di Male, dove passa una settimana in terapia intensiva. Poi, dopo due tamponi negativi, l'isolamento di 15 giorni in reparto. L'11 aprile era pronto per le dimissioni, «ma sono rimasto in ospedale, isolato, fino al 21 aprile». Il 22 atterra in Italia. Un calvario. Il secondo in poco tempo, dopo aver assistito alla morte - era dicembre - dell'amico di scalata Davide Pizzolato, precipitato sul Terminillo. 

Giulia Armeni

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