<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il caso della polizia provinciale

Più armi che agenti in organico: tredici pistole vanno all'asta

Gli uomini della polizia provinciale impegnati a liberare alcuni caprioli (foto d'archivio)
Gli uomini della polizia provinciale impegnati a liberare alcuni caprioli (foto d'archivio)
Gli uomini della polizia provinciale impegnati a liberare alcuni caprioli (foto d'archivio)
Gli uomini della polizia provinciale impegnati a liberare alcuni caprioli (foto d'archivio)

Più armi che agenti, l’arsenale della polizia provinciale finisce all’asta. L’organico del corpo di contra’ Santi Apostoli coordinato dal comandante Claudio Meggiolaro è sempre più esiguo. 
Tra i pensionamenti già avvenuti e quelli in programma nei prossimi mesi, a palazzo Arnaldi c’è una pattuglia che può contare sull’apporto di una ventina di effettivi. Solo che l’articolo 3 del decreto ministeriale 145 del 1987, che si occupa di regolamentare l’armamento in dotazione agli operatori della polizia provinciale, prevede che «ogni corpo può essere assegnatario di un numero di armi corte pari al numero degli operatori in possesso delle qualità di agente di pubblica sicurezza eventualmente aumentato del 5 per cento». 

E così, un provvedimento di qualche giorno fa firmato dalla dirigente dell’area risorse e servizi finanziari di palazzo Nievo, Caterina Bazzan, spiega che «a seguito dei pensionamenti già avvenuti e di quelli in previsione per i prossimi mesi, la necessità di armi corte risulta essere pari a 20 pistole, mentre la dotazione attuale del servizio di polizia provinciale è di 33 pistole semiautomatiche, con un eccedenza quindi di 13 armi». 

Ma c’è di più, perché gli uffici hanno approfittato di questa occasione per fare un po’ di “pulizia” nell’armeria. E così, dopo l’ispezione è emerso come «la polizia provinciale detiene, in armeria, fucili di tipo sovrapposto calibro 12 a canna liscia e carabine a canna rigata con ottica, per essere utilizzati nelle attività di istituto per il controllo della fauna selvatica problematica». 
Ecco, anche queste armi a canna lunga sarebbero troppe rispetto al numero di agente e infatti la dirigente spiega che «si riscontra un esubero pari a tre fucili a canne sovrapposte e quattro carabine». A questo punto, la Provincia si è trovata davanti a un bivio: smaltire o cercare di vendere? La scelta è ricaduta per la seconda opzione: «Le armi in esubero non vengono inviate alla rottamazione perché sono funzionanti e in buono stato di conservazione» spiegano dalla Provincia. Quindi, la cosa migliore da fare è stata quella di attivare una procedura per la cessione delle armi al miglior offerente tra le ditte del settore armiero-venatorio che operano nel Vicentino. 

È stata quindi fatta una selezione di sei realtà sparse tra Malo, Schio, Cornedo, Colceresa, Chiampo e Lugo. Con cosa si troveranno a “armeggiare” i professionisti del settore è presto detto. In ballo ci sono 13 pistole Beretta calibro 9 del 1993; tre fucili a canne sovrapposte calibro dodici Franchi Alcione del 1996; due carabine Sabatti calibro 2506 con ottica Swarovski sempre del ’96 mentre poi si va un po’ più indietro nel tempo con le ultime due carabine. Sono entrambe di marca Tikka, con ottica e sono state comprate nel 1980. La differenza sta nel calibro, perché una è una 22-250 mentre l’altra è una 222. Potrà mettere le mani sull’intero lotto chi proporrà l’offerta migliore partendo da una base d’asta di 3.110 euro. 

L’attività dei poliziotti provinciali è sempre stata concentrata sul controllo delle normative legate all’attività venatoria. I dati relativi ai servizi effettuati nel 2020, parlano di servizi mirati a contrastare il prelievo abusivo di fauna selvatica con 33 denunce. Di queste, ben 24 sono state per detenzione e abbattimento di specie protette e particolarmente protette, 15 per l’uso di mezzi e richiami vietati e quattro per la pratica dell’uccellagione.

Karl Zilliken

Suggerimenti