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Vicenza

Piazza Pontelandolfo
Arriva la pace
dopo 155 anni

I due sindaci Variati e Rinaldi scoprono la targa della nuova piazza intitolata a Pontelandolfo. COLORFOTO
I due sindaci Variati e Rinaldi scoprono la targa della nuova piazza intitolata a Pontelandolfo. COLORFOTO
I due sindaci Variati e Rinaldi scoprono la targa della nuova piazza intitolata a Pontelandolfo. COLORFOTO
I due sindaci Variati e Rinaldi scoprono la targa della nuova piazza intitolata a Pontelandolfo. COLORFOTO

Centocinquantacinque anni. Ci sono voluti più di 56 mila giorni per suturare una ferita che sanguinava dall’Unità d’Italia. Vicenza e Pontelandolfo si sono abbracciati in un patto d’amicizia ieri mattina sotto un cielo che prometteva pioggia e un tricolore che nascondeva una targa bianca incorniciata di blu: “Piazza Pontelandolfo” è molto più di un’intitolazione, è un cerchio che si chiude tra i colli Berici e l’Apennino campano, tra il Risorgimento e questa Terza Repubblica pronta a ritoccare la sua Costituzione.

L’ECCIDIO. Ma che c’azzecca Vicenza con questa piccola comunità beneventana di 2.400 anime? Perché attraversare l’Italia e la sua storia per ritrovarsi in questa piazza dell’ex Cotorossi, tra il nuovo tribunale e un quartiere di uffici e case in costruzione? C’era un conto da saldare, quello che il sindaco Achille Variati ha definito «un atto di giustizia» dovuto a Pontelandolfo, dove da un secolo e mezzo uomini e donne si tramandano il terrore e il dolore per l’eccidio del 14 agosto 1861, quando una colonna di 500 bersaglieri mise a ferro e fuoco il piccolo paese sospettato di brigantaggio. Fu una rappresaglia messa in atto per vendicare un agguato che era costato la vita a una quarantina di soldati sabaudi e regi carabinieri. Le truppe del regno d’Italia rispondevano agli ordini del generale Enrico Cialdini, che affidò la repressione al colonnello Pier Eleonoro Negri, rampollo di una famiglia patrizia vicentina. Fu un massacro. Le vittime furono almeno 440. Di Pontelandolfo, dispose il generale Cialdini, «non deve rimanere più pietra su pietra». Una pagina nera, resa ancora più buia dall’oblio in cui fu lasciata sprofondare per oltre un secolo, fino a quando si mise in moto un movimento con l’obiettivo di riabilitare Pontelandolfo, da patria di briganti a città martire.

LA PROMESSA. A lungo le rivendicazioni beneventane vennero liquidate su al nord come folcloristico revisionismo neoborbonico, senza badare troppo alla sostanza delle cose. Alla vigilia delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, tuttavia, le caselle postali di palazzo Trissino e del Quirinale furono tempestate di lettere per ottenere giustizia. Il senso delle missive era questo: «Vicenza farebbe bene a rimuovere la targa che ricorda Negri. E magari anche a intitolare una via a questo borgo, in memoria risarcitoria dei morti di allora». La targa in questione è incollata al palazzo della famiglia Negri in piazza San Lorenzo. Al colonnello Pier Eleonoro, poi, sono dedicate anche una via in zona Ferrovieri e una scuola a Campedello. Perché in effetti ebbe una carriera di eccellenza e un ruolo di primo piano nel Risorgimento veneto, distinguendosi per il valore militare nei moti del 1848 a Monte Berico contro gli austriaci (dove pure Cialdini si segnalò, tanto da conquistarsi una strada tra il santuario e Ambellicopoli). Un percorso netto, passato per le guerre di Indipendenza e una medaglia d’oro per la guerra in Crimea, macchiato quel 14 agosto 1861 nel sangue e nel fuoco. Nel 2011, finalmente, dopo accurate ricerche storiografiche, l’Italia e Vicenza chiesero scusa a Pontelandolfo, per bocca di Giuliano Amato (presidente del Comitato dei Garanti per il centocinquantesimo) e del sindaco Achille Variati.

IL RISARCIMENTO. L’atto finale di questo viaggio a ritroso nel tempo si è celebrato ieri a Borgo Berga, dove Variati e il collega Gianfranco Rinaldi hanno idealmente firmato una pace attesa per 155 anni, riconciliando due città e in qualche misura completando le traiettorie del Risorgimento e dell’Unità. «Nessuno può guardare avanti se non ha il coraggio di affrontare e convivere con gli eventi dolorosi del suo passato», ha detto il sindaco Rinaldi. A Pontelandolfo oggi c’è il belvedere Vicenza, a Vicenza c’è piazza Pontelandolfo: «La scelta - ha rivelato Variati - è caduta non caso su questo luogo, che essendo vicino al nuovo palazzo di giustizia sta a significare la volontà di fare giustizia perenne». Molto più di una piazza.

Gian Marco Mancassola

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