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Vicenza

Piante di marijuana in cantina: assolto il papà, al figlio 4 mesi

La marijuana non era un affare di famiglia. E, anzi, la difesa è convinta di poter dimostrare che fosse proprio un affare solo “personale” Paolo Torsello, vicentino di 49 anni e il figlio Francesco, 25 anni, entrambi difesi dall’avvocato di fiducia Giacomo Zanella, erano finiti a processo perché nella cantina della loro abitazione di via Leopardi erano state trovate sette piantine di marijuana di cui due adulte. Il giudice Alessia Russo ha deciso di assolvere con formula piena il padre ma, allo stesso tempo, di condannare il figlio a 4 mesi di reclusione e a una multa di 400 euro.
Quando gli inquirenti sono entrati nello scantinato dell’abitazione non distante dal centro città, hanno trovato un ambiente attrezzato con serre aspiratori e termoconvettori ma anche strumenti quali lampade, termometri, vasi e strumenti per il controllo ambientale. Anche grazie a questa strumentazione che, evidentemente funzionava piuttosto bene, le due piante adulte avevano raggiunto un’altezza di 100 e 95 centimetri mentre le altre cinque si erano attestate tra i 50 e i 60 centimetri. Nel complesso, la quantità di sostanza stupefacente sequestrata era di poco inferiore ai 164 grammi di cannabis. Si tratta di una quantità che, secondo i calcoli del tribunale che l’ha rapportata alla percentuale di principio attivo contenuto, è pari a poco meno di 600 dosi medie.
I due erano accusati di concorso in produzione di sostanze stupefacenti, ma l’altro giorno il giudice Russo ha deciso che il padre andava assolto per non aver commesso il fatto mentre il figlio, pur con una riconsiderazione del reato che gli veniva contestato, è stato ritenuto colpevole e il giudice non ha nemmeno ritenuto che la coltivazione fosse stata avviata per uso personale. Ecco perché la pena che gli è stata comminata è pari a quattro mesi di reclusione con una multa di 900 euro e il pagamento delle spese processuali. La pena è stata sospesa e se c’è una certezza è che il frutto del “duro lavoro” di semina e raccolto, già sequestrato, andrà distrutto. Ora, l’avv. Zanella attende che venga depositata la sentenza la sentenza per decidere se procedere con il ricorso in appello e per capire come mai il giudice non abbia ritenuto si trattasse esclusivamente di coltivazione per uso personale. La difesa dava per scontata l’assoluzione del padre ritenuto «del tutto estraneo alla vicenda. Mi sono molto meravigliato che ci fosse un capo d’imputazione a suo nome. Presumo, a questo punto, che sia stato coinvolto per una questione di convivenza: vivevano nella stessa casa e quindi è andato a processo ma, per lo stesso motivo, mi chiedo come mai no sia stata rinviata a giudizio anche la madre che vive nella stessa abitazione dei miei due assistiti». 

 

Karl Zilliken

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