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Ambiente

Piano contro la siccità, arrivano fondi-extra. «Ma così non basta»

L’emergenza siccità: i fiumi si sono ormai ridotti a ruscelli con una situazione critica (Foto Ansa)
L’emergenza siccità: i fiumi si sono ormai ridotti a ruscelli con una situazione critica (Foto Ansa)
L’emergenza siccità: i fiumi si sono ormai ridotti a ruscelli con una situazione critica (Foto Ansa)
L’emergenza siccità: i fiumi si sono ormai ridotti a ruscelli con una situazione critica (Foto Ansa)

Dopo mesi di segni negativi, tra pioggia che manca, falda ai minimi e fiumi sempre più asciutti, spunta un segno positivo in questa emergenza idrica, vale a dire 4,8 milioni di euro in più destinati al Veneto per far fronte alla crisi in corso.  Risorse stanziate lunedì, quando il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza fino al 31 dicembre per Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto. In totale il governo per la “grande sete” ha messo sul piatto 36,5 milioni di euro a carico del fondo per le emergenze nazionali. La fetta maggiore è stata destinata all’Emilia Romagna con 10,9 milioni; seguita poi da Lombardia con 9 milioni; Piemonte con 7,6; Veneto con i suoi 4,8 milioni e il Friuli Venezia Giulia con altri 4,2 milioni. 

Adesso resta da definire però come questi quasi 5 milioni saranno utilizzati in Veneto e, nel dettaglio, nelle singole province. Per ora, da nota ufficiale di palazzo Chigi, si sa che «lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche». Solo che il generale va ora tradotto nel particolare e soprattutto nell’azione. «L’obiettivo - ha precisato l’assessore all’ambiente Simona Siotto - è di avviare al più presto un dialogo con la Regione e con gli altri capoluoghi veneti. Dobbiamo però considerare purtroppo il momento molto delicato e impegnativo che si sta vivendo per la tragedia della Marmolada, evento che inevitabilmente nell’immediato inciderà sui tempi». 

L’obiettivo resta però di procedere spediti, anche perché l’impressione è di essere, in realtà, già in ritardo. Siotto è pronta al pressing: «Non sappiamo ancora come saranno gestite le risorse - precisa - ma dal mio punto di vista credo sia necessario investire sulla riduzione delle perdite d’acqua lungo la rete di distribuzione, come il gestore sta già facendo, ma anche nel cercare di sfruttare l’acqua presente più in profondità, anche al di sotto della falda, limitando lo stress sulla risorsa superficiale». 

Il piano d’azione deve dunque ancora essere definito, anche se - a conti fatti - con 4,8 milioni di euro per tutto il Veneto difficilmente potranno essere eseguiti interventi rivoluzionari, salvo future integrazioni del fondo. «Certo, piuttosto di niente è comunque meglio ricevere qualcosa, ma queste risorse non bastano», esordisce Mattia Veronese, consigliere provinciale promotore, il 22 giugno, di un incontro a palazzo Nievo tra mondo dell’agricoltura, consorzi di bonifica, associazioni della pesca e amministratori, conclusosi con l’invio di una lettera in Regione. «È una risposta non sufficiente - ribadisce - speriamo solo che sia un primo segnale per l’arrivo di altre risorse. L’emergenza è importante e richiede di strutturare una serie di interventi». Veronese torna a sollecitare «un tavolo di coordinamento, come avevamo chiesto anche durante quell’incontro di natura politica fatto in Provincia. Abbiamo inviato una lettera agli assessori regionali Federico Caner e Gianpaolo Bottacin, attendiamo che ci diano una risposta e vengano nel territorio per un confronto come richiesto da tutte le parti presenti quel giorno a palazzo Nievo». 

Anche perché da “quel giorno” la situazione non è certo migliorata. Anzi. È di ieri la pubblicazione di Arpav del Rapporto sulla risorsa idrica in Veneto al 30 giugno, documento che evidenzia una falda mai così bassa a fine giugno negli ultimi 20 anni e una media mensile «sempre nettamente inferiore a quella mai registrata», pari a una riduzione, per quanto riguarda il pozzo di Dueville, del 153 per cento. 

Dati che non stupiscono, visto che non piove a sufficienza da mesi. A giugno in Veneto sono caduti 51 millimetri di pioggia, contro una media del periodo 1994-2021 di 97 millimetri. «Considerando la serie storica dal 1994 - si legge nella relazione - questo è il quarto giugno più scarso dopo 2021, 2006 e 2019 (minimo con 26.6 millimetri)». Il problema, però, non è solo quanto accaduto a giugno, ma quello che sta accadendo dallo scorso autunno, con una carenza di pioggia e neve che non ha permesso di alimentare le riserve. Tra ottobre, inizio dell’anno idrologico, e giugno in Veneto sono caduti mediamente 491 millimetri di pioggia; 339 in meno rispetto alla media. 

 

Alessia Zorzan

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