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Vicenza

Pazienti no vax rifiutano le cure. «Vogliono i farmaci dei cavalli»

«Datemi quel farmaco. Lo faccio arrivare da fuori». Ma quel farmaco i medici non possono darglielo. È un preparato che i veterinari prescrivono ai cavalli nelle patologie intestinali. Peggiora al San Bortolo un no-vax incrollabile di 55 anni. Neppure davanti allo spettro della fine vuole essere curato e intubato. Ha rifiutato di essere intubato in rianimazione ed è tornato in pneumologia. «Ho parlato a lungo con lui – dice il primario Giuseppe Idotta - .Continuiamo a sottoporlo alla ventilazione non invasiva con la maschera ad ossigeno, ma non basta, sarebbe urgente intubarlo. Gli ho detto che ci pensi bene, che non si vergogni se cambia idea perché in ballo c’è la sua vita, che faccia presto a decidere perché c’è una vita sola da giocare, e se accettasse di essere trattato in un certo modo potrebbe cavarsela, mentre più va avanti così più difficile diventa tirarlo fuori anche con l’intubazione». 
Niente da fare. «Gli ho proposto di assumere Tocilizumab, un farmaco utilizzato per curare l’artrite reumatoide che ha dato qualche aiuto anche per il Covid. Ho precisato che se ci fossero stati effetti collaterali ci saremmo fermati subito. A questo punto ha firmato il consenso informato ma subito dopo ha controproposto che lo curassimo con un antimicotico che si somministra ai cavalli nelle sindromi intestinali. Gli ho ovviamente detto che non se ne parlava proprio». 
L’amarezza è infinita. «Ci sono persone disposte a farsi iniettare sostanze che si usano in veterinaria ma non il vaccino, a farsi curare con farmaci che non c’è alcuna ragione di utilizzare ma non con i trattamenti che possono salvare la vita. E i parenti interpellati sono d’accordo con loro». In pneumologia, fra le macchine che immettono nelle gole dei malati leggermente assopiti sotto le maschere speciali 60-70 litri al minuto di ossigeno, quando in casi normali 5-6 sono già immensamente tanti, si susseguono storie assurde di opposizione ostinata alla scienza. E i medici, chiamati a salvare le vite degli altri, devono spesso gestire situazioni complesse, realtà paradossali, anche perché, secondo l’articolo 32 della Costituzione, nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Il rispetto della volontà delle persona che sia capace di intendere e volere è un diritto inviolabile. «Sono consapevoli di ciò che fanno e vogliono – spiega Idotta -. La maggior parte di loro rifiuta il trattamento ventilatorio invasivo. Qualche volta pongono problemi anche per la respirazione artificiale non invasiva. Sono indottrinati. Come sbattere contro un muro. Quasi appartenessero a una setta. Impossibili da convincere. Dicono no comunque. Oppure chiedono cose che non si possono fare. Ad esempio vorrebbero il plasma quando è ormai dimostrato da un pezzo che è inutile, non serve a nulla se la malattia è già avanzata e si è sintomatici da almeno due settimane. Accettano solo la maschera ad ossigeno altrimenti non riuscirebbero a respirare». 
Insomma, rifiuti e provocazioni. Diffidenza su tutta la linea intorno a ciò che concerne il Covid. Un medico come Idotta non si arrende però mai se ha davanti un malato da salvare. «Noi non possiamo costringere nessuno a fare ciò che non vuole, ma è importante che quando prendono una decisione del genere siano orientati e lucidi. Per questo coinvolgiamo la moglie o la compagna che, però, sono no-vax anche loro. Cerchiamo di spiegare che senza una certa procedura le cose potrebbero precipitare per vedere se, dinanzi a una prospettiva drammatica, non ci sia qualche cedimento». Tutto invano. «Ci dicono che condividono e rispettano la decisione del marito o del compagno». Resta misterioso un fatto. Perché vengono in ospedale? Perché portano via un posto-letto prezioso a chi invece le cure dei medici le vuole e nell’attesa può cadere sotto i colpi della malattia? I letti liberi in ospedale diventano sempre più rari. I ricoverati continuano ad aumentare. Ora sono 154, di cui 10 in terapia intensiva. In 24 ore 14 in più. Centosei al S.Bortolo, 20 a Noventa, 28 a Valdagno.

 

Franco Pepe

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