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Vicenza

Partorisce con il Covid e non era vaccinata. Ora è in rianimazione

Sono due i pazienti Covid attualmente ricoverati nel reparto di rianimazione del San Bortolo
Sono due i pazienti Covid attualmente ricoverati nel reparto di rianimazione del San Bortolo
Sono due i pazienti Covid attualmente ricoverati nel reparto di rianimazione del San Bortolo
Sono due i pazienti Covid attualmente ricoverati nel reparto di rianimazione del San Bortolo

Diciotto ricoverati al San Bortolo. «Siamo in allerta – dice la dg Giusy Bonavina - . C’è un certo ritorno nei reparti-Covid. Ma noi siamo pronti». Otto pazienti, il maggior numero, in malattie infettive, 6 in pneumologia, 2 - una mamma di 32 anni e la figlioletta di due mesi - sotto osservazione in pediatria per lieve sofferenza respiratoria, e 2, i casi più gravi, nel bunker della terapia intensiva.  Sono entrambe donne.

La prima, una vicentina di 50 anni, non vaccinata per scelta personale, è intubata già da 3 settimane, ma, per fortuna, dopo essere stata in pericolo di vita, comincia a mostrare qualche segno di ripresa. Il suo è il ricovero più lungo. È entrata in ospedale oltre un mese fa per una forma grave di Covid, il deficit respiratorio era pesante, e si è deciso di ricoverarla subito nel reparto guidato da Vinicio Danzi. Poi, una breve tregua, il trasferimento alle macchine di semi-intensiva di pneumologia, ma vi è rimasta poco, le sue condizioni sono precipitate, e si è dovuto riportarla in rianimazione, dove, in più di qualche momento, si è temuto per lei. Ora un quasi miracoloso miglioramento, anche se la prognosi resta riservata. 

La seconda paziente assistita in rianimazione è una donna di 32 anni che ha appena partorito con il taglio cesareo una bambina all’ottavo mese di gestazione. Ha il Covid. E non era vaccinata. Il contagio da variante Delta è avvenuto in famiglia perché pure il marito e un’altra figlia sono positivi anche se paucisintomatici. Era stata ricoverata sabato in pneumologia per insufficienza respiratoria. Ieri è peggiorata e, allora, i medici del team diretto da Giuseppe Idotta, d’accordo con i colleghi ostetrici hanno deciso, per prudenza, vista la gravidanza ormai avanzata, di trasferirla in sala-parto, dove ha dato alla luce una piccola che per fortuna sta bene. Subito dopo il trasferimento della donna in uno dei posti della terapia intensiva. Le sue condizioni sono stazionarie ma non correrebbe pericoli. 

C’è, poi, il dato più drammatico. Nella scorsa settimana sono deceduti al San Bortolo due pazienti. Una delle vittime è una donna di 72 anni rimasta ricoverata per parecchi in giorni in rianimazione a causa di una aggressiva e violenta polmonite virale innescata dalla variante Delta. L’anziana non era vaccinata, ma per ragioni sanitarie, per una malattia cronica che richiedeva l’uso di farmaci immunosoppressori per i quali è sconsigliato l’utilizzo del siero anti-Covid. I medici hanno tentato l’impossibile per salvarla, ma quando sembrava poter uscire dal baratro è sopravvenuta un’improvvisa quanto inarrestabile infezione. 

 

Ora, al San Bortolo e negli ospedali dell’Ulss Berica, dall’inizio della pandemia, in un anno e mezzo inframezzato da ondate violente e intervalli free-Covid più o meno lunghi, si conta a causa del maledetto Covid quasi un migliaio di morti, mentre il conto delle vite rubate in tutto il Vicentino sale a 2.127.

Da lunedì a ieri sono entrati in ospedale 9 pazienti ed altrettanti ne sono usciti in un turnover rapidissimo dopo le cure degli specialisti front line che, grazie all’esperienza acquisita in un anno e mezzo di ondate virali e a protocolli ormai standard, sono riusciti a bloccare i sintomi più acuti dell’infezione. Ultimo paziente ricoverato ieri pomeriggio. 

Si segnalano, intanto, due infermieri del San Bortolo positivi. Entrambi vaccinati della prima ora. È la dimostrazione che il vaccino perde di efficacia con il trascorrere dei mesi. Una realtà che fa capire l’urgenza di mettere in programma al più presto un richiamo ulteriore del vaccino, una terza dose che serva a potenziare l’effetto protettivo delle due dosi già fatte.

In aumento, negli ultimi giorni, il numero dei positivi. Ieri i test hanno rivelato una novantina di casi. Si comincia a sentire l’effetto-rientro, il ritorno dalle ferie. Al pronto soccorso pediatrico è giunto anche un bambino di 5 mesi della comunità americana. Il tampone ne ha rivelato la positività. Il piccolo non aveva però alcun sintomo, e, perciò, la pediatra di turno l’ha fatto ritornare a casa.

 

Franco Pepe

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