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Sanità

Le cellule killer contro i tumori: a Vicenza il paziente “zero”

All’ospedale San Bortolo si farà la prima infusione in Italia con questa tecnica innovativa che dà speranza a malati altrimenti condannati a morte da patologie troppo aggressive

L’ematologia di Vicenza non si ferma. Dopo le Car-T, ecco le potentissime Cik, le cosiddette cellule-killer. È la frontiera più avanzata delle terapie cellulari. Le cellule trasformate in farmaci personalizzati per salvare malati ormai all’ultima spiaggia anche quando il linfoma non-Hodgkin, uno dei tumori ematologici più spietati e  refrattario a qualsiasi terapia, Car-T comprese. In campo ancora una volta il reparto guidato da Alberto Tosetto che segue la parte clinica e la cell-factory diretta da Giuseppe Astori che provvede alla lavorazione delle cellule. Un binomio che sta portando l'ospedale San Bortolo alle vette più elevate in Italia in campo medico nella ricerca applicata a un ambito così difficile come quello delle malattie del sangue. Nel giro di due settimane si farà la prima infusione. Sarà anche la prima volta in Italia.

Il paziente zero

È stato selezionato fra 6 candidati, tutti vicentini, dai 66 agli 80 anni. Sarà lui a ricevere le cellule Cik rigenerate con un metodo unico nel laboratorio di palazzo Baggio all’interno di un network di cui fanno parte anche il gruppo guidato da Antonio Rosato dell’università di Padova e da Roberta Sommaggio dello Iov. 

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Il nuovo farmaco

Dopo la prima volta delle Car-T nel 2020, ecco questo farmaco-cellula che, sulla via aperta dalle Car-T rappresenta un ulteriore sviluppo nella lotta a uno dei tumori che finora non concedevano speranze. I test effettuati a Padova hanno dato esiti confortanti e ora si passa al paziente da guarire con queste cellule miracolose prelevate dal sangue dello stesso malato. 
Sono trascorsi appena 4 mesi dal momento in cui l’Aifa ha autorizzato il lab di terapie cellulari avanzate dell’Ulss 8 a produrre le cellule-killer ed eccoci a questo nuovo traguardo che segna un’altra tappa epocale nella storia già costellata di successi dell’ematologia vicentina, un reparto-top che si avvale pure del prezioso sostegno economico e umano dell’Avill presieduta da Daniela Vedana Spolaor. È un anticorpo monoclonale, che agisce da intelligence, a fungere da drone per guidare le Cik all’assalto dei linfomi. L’anticorpo-ponte inquadra nel mirino le cellule tumorali e passa l’immagine alle Cik, che, conoscendo esattamente la posizione del bersaglio, possono attaccarlo e distruggerlo.

La nuova strada

«Le cellule-killer – spiega Astori - si ottengono dopo un trattamento di stimolazione con citochine, che sono sostanze in grado di moltiplicarle, utilizzando un prelievo di sangue del paziente. In questo modo riusciamo a ottenerne fino a 5 miliardi». Non c’è bisogno di manipolazioni genetiche e i costi per ogni preparazione sono infinitamente inferiori a quelli richiesti dall’industria per l’ingegnerizzazione dalle Car-T: 10 mila euro contro 320 mila. Insomma, è una nuova, suggestiva via che, in futuro, potrebbe essere sperimentata - dice il primario di oncologia, Giuseppe Aprile - anche sui tumori solidi. «Sono fondamentali tempismo e il gioco di squadra - afferma Tosetto -. Occorre crederci un attimo prima che le cose avvengano. Ci vuole uno guardo presbite, altrimenti ci troviamo a rincorrere e in sanità rincorrere non va mai bene. Meglio investire. Noi ci abbiamo creduto grazie anche ai miei predecessori. E adesso, come fatto con le Car-T, riusciamo a curare quei malati che altrimenti avremmo dovuto far emigrare». 

 

Franco Pepe

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