<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Solidarietà

Edoardo nasce prematuro e ispira una raccolta fondi per salvare le piccole vite

L’iniziativa di una famiglia trevigiana a favore della Terapia intensiva neonatale

Tre ore e quarantuno minuti dopo la mezzanotte dell’1 gennaio. Al San Bortolo, Edoardo è il primo bimbo ad essersi affacciato al 2023. Nato prematuro, dall’alba del nuovo anno si trova nel reparto vicentino di Terapia intensiva neonatale. È qui che oggi compie il suo primo mese ed è qui che «lotta per sopravvivere». Lo sa bene Elena, la sua giovane mamma che, con il marito Nicola, ha deciso di dare il via a una raccolta fondi da destinare all’unità operativa guidata dalla specialista Stefania Vedovato. Un’iniziativa che in soli tre giorni ha raccolto oltre 8.400 euro e che la famiglia di San Zenone degli Ezzelini ha reso pubblica, spiegando le ragioni del generoso slancio. Che nasce da un’esperienza di difficoltà, da una prova durissima come quella della malattia, ma anche dalla speranza di salvare piccole vite umane come quella di Edoardo. Una storia che è Elena stessa a raccontare al Giornale di Vicenza e attraverso il testo di presentazione della raccolta fondi lanciata sulla piattaforma “GoFundme”.

Il racconto

La ventinovenne, originaria di Piombino Dese, inizia ricordando il giorno in cui lei e il marito, dopo averlo desiderato per circa un anno e mezzo, scoprono di aspettare «il nostro primo dono della vita». È il 18 agosto 2022, ma qualche mese dopo, alla diciannovesima settimana di gravidanza, arriva una notizia infausta. «Scopriamo che sono affetta da una malattia oncologica, l’astrocitoma celebrale», racconta la donna nell’appello. Una diagnosi che arriva come un terremoto nelle vite dei futuri genitori. «Ci crolla il mondo! Io inizio a sentire il nostro Edoardo muoversi e lui con i suoi calcetti e pugnetti mi accompagna a tutte le risonanze e tac. Il 5 dicembre vengo operata all’ospedale San Bortolo e subito dopo sarebbero dovute iniziare le cure, ma ad una condizione: l’aborto». Quello che appare dapprima come un vicolo cieco, però, si ridimensiona e una luce spunta all’orizzonte. «Dopo esserci informati allo Iov (Istituto oncologico veneto, ndr.) di Padova, scopriamo che posso iniziare la radioterapia e portare avanti la gravidanza fino alle trentesima settimana. Si torna a respirare».

Nasce il piccolo

Il piccolo, però, batte tutti sul tempo e il 31 dicembre «decide che è ora di nascere, sveglia la mamma in un bagno di sangue ed inizia la corsa verso Vicenza». Verrà alla luce a 23 settimane e sei giorni, con un peso piuma di 387 grammi e un grande bisogno di cure. «Nonostante i pronostici non fossero per nulla favorevoli - scrive Elena -, il nostro guerriero ha respirato da solo per 5 ore; ora lotta tutti i giorni per sopravvivere e mi insegna ad essere forte». Il percorso per lui, che ha già subito un intervento, non è affatto semplice.

SCOPRI COME SOSTENERE IL PROGETTO

La solidarietà

Un’esperienza che dà vita a un’iniziativa di solidarietà. «Come mamma - prosegue la donna - in questo momento mi sento impotente nei confronti di mio figlio. Mi sono sempre dedicata agli altri, anche come animatrice. Ora, io e mio marito vorremmo che altri bimbi come il nostro Edoardo avessero la possibilità di lottare, vorremmo dare speranza ai genitori che si trovano nella nostra situazione». Da qui la decisione di passare all’azione: «Desideriamo donare questa raccolta fondi all'ospedale San Bortolo di Vicenza per la ricerca o l'acquisto di materiale o attrezzature per aiutare altri bambini come Edoardo ad avere la possibilità di ricevere cure adeguate e avere una possibilità di vita», si legge nel testo che accompagna la raccolta. Testo che contiene, infine, una precisazione: «Il nostro unico scopo è quello di aiutare questi piccolini». L’idea è quella «di coinvolgere anche aziende locali, stiamo cercando di capire come muoverci in totale trasparenza», conclude la promotrice.

La raccolta

Della raccolta, Elena e Nicola hanno informato anche la responsabile del reparto, che per i neogenitori è diventato quasi una seconda casa. Elena descrive così la nuova routine: «Io mi sottopongo alle terapie a Padova, poi con mio marito vado da Edoardo tutte le sere, finora siamo mancati solo due giorni a causa della grande stanchezza che mi provocano le cure». Un contatto importante: «In quegli istanti posso toccare mio figlio con la mano, fargli sentire la mia presenza. Ci sono sere in cui anche lui ha bisogno di stare tranquillo e allora ci tratteniamo anche solo cinque minuti. Ma è difficile non andare a fargli visita». 

 

Laura Pilastro

Suggerimenti