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Vicenza

Ora i genitori
denunciano
la maestra

Un fotogramma dei video registrati dai carabinieri a scuola
Un fotogramma dei video registrati dai carabinieri a scuola
Un fotogramma dei video registrati dai carabinieri a scuola
Un fotogramma dei video registrati dai carabinieri a scuola

Diego Neri

Il clima a San Gottardo è cambiato. I genitori dei bimbi della scuola materna che fino ad una settimana fa difendevano a spada tratta la maestra accusata dalle colleghe e dalla procura si sono rivolti in caserma. Sette famiglie hanno sporto denuncia ai carabinieri contro la storica insegnante della frazione di Zovencedo, e potranno costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro l’indagata.

IL CASO. Due settimane fa, su ordine del giudice Roberto Venditti, Giovanna Priante, 60 anni, residente in paese, storica maestra della scuola per l’infanzia “Zanella”, veniva sospesa 5 mesi dall’insegnamento. Il giudice aveva accolto la richiesta del pubblico ministero Giulia Floris, che aveva iscritto Priante sul registro degli indagati con l’ipotesi di maltrattamenti verso i fanciulli. I carabinieri avevano avviato indagini sul suo conto nell’ottobre scorso, in seguito alle segnalazioni delle colleghe e della dirigente scolastica Maria Pastrello. Stando alle testimonianze, e alle riprese video di quattro telecamere piazzate all’interno della scuola, l’insegnante, da 40 anni in servizio, aveva un atteggiamento violento verso i bambini.

LE ACCUSE. In base a quanto ricostruito dai carabinieri, in decine di occasioni la maestra si sarebbe comportata con durezza nei confronti dei bimbi. Li avrebbe strattonati, li avrebbe apostrofati con parole dure, non avrebbe lesinato le sberle, financo uno sputo ad un piccolo colpevole di aver fatto altrettanto (lei nega la circostanza, sostenendo di aver simulato): avrebbe così creato un clima di terrore fra i bimbi, non accettato dalle colleghe. «La sentivamo urlare», hanno raccontato alcuni paesani che vivono a due passi dalla scuola.

IL METODO EDUCATIVO. Priante, che è difesa dall’avv. Stefania Ottofaro, ha sempre sostenuto che il suo era un metodo educativo: con il rigore e la rigidità i bambini «crescono dritti, capiscono dove sbagliano e non lo fanno più». La maestra sostiene di aver alternato le urla alle coccole, di essersi sempre fatta amare dai bimbi, di averli educati, di aver organizzato numerose iniziative per la loro crescita, anche con le famiglie. Le quali, a conoscenza dei suoi metodi, l’avrebbero incentivata: «Se mio figlio sbaglia, non una sberla, gliene dia due». Molti genitori, fra l’altro, quand’erano stati all’asilo erano stati educati dalla “maestra Giovi”, e lei volevano per i figli; anche a costo di sobbarcarsi parecchi chilometri.

I GENITORI. Così è sempre stato, in effetti; tanto che la procura indagava sulla scorta delle denunce delle altre maestre, mentre nessun genitore aveva mai lamentato il comportamento della maestra, neanche dopo la diffusione dei primi video. Un’inchiesta senza denunce delle vittime. Un paradosso.

LA SVOLTA. Dopo una riunione a scuola con genitori, insegnanti, preside e sindaco di Zovencedo, il clima è cambiato. Le mamme e i papà dei bimbi che sarebbero stati maltrattati hanno compreso che «non è questo il modo di educare mio figlio». «Adesso mia figlia torna a casa da scuola con il sorriso». Sette famiglie, sulla decina di coinvolte, hanno sporto denuncia contro Priante. Assistiti fra gli altri dagli avv. Valentina Galvanin, Valeria Lievore e Omar Bottaro, hanno chiesto di perseguirla.

LE INDAGINI. I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Vicenza e della stazione di Barbarano, intanto, stanno scavando anche nel passato. I capi di accusa fanno riferimento a comportamenti che vanno dall’ottobre 2015 a marzo. Ma i fatti sarebbero avvenuti anche in precedenza, e in particolare lo scorso anno scolastico. Per questo stanno raccogliendo altre testimonianze.

Diego Neri

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