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A Laghetto

Muore a 73 anni di legionella. «Caso isolato, nessun cluster»

Il San Bortolo: Sono mediamente due, tre i casi di legionella al mese che vengono scoperti a Vicenza

Un caso mortale di legionella a Vicenza. La vittima è un uomo di 73 anni residente in città nella zona di Laghetto e soffriva da tempo di patologie croniche. A non lasciargli scampo un polmonite provocata dal batterio della malattia del legionario, una infezione che è sempre temibile nelle persone a rischio che hanno bassi livelli di immunità. L'episodio, pur drammatico, sembra, però, del tutto isolato.

Non ci sono cluster

L'infezione non si è diffusa. Non c'è pericolo di epidemia. Il Sisp dell'Ulss Berica, che davvero non ha un attimo di tregua nel suo lavoro e deve dividersi fra Covid, influenza, vaccini e tutta una serie di interventi sul fronte dell'igiene pubblica e della prevenzione e lo fa ogni volta con assoluta tempestività, ha subito avviato una indagine epidemiologica estesa a tutti i contatti stretti dell'anziano deceduto, e l'esito è stato negativo.

Nessuno dei familiari presenta sintomi

«È un caso sporadico di polmonite da legionella - spiega Teresa Padovan, direttrice del Sisp -. Non c'è allarme. Si può stare tranquilli. Due o tre infezioni singole da legionella ne vediamo ogni mese anche se, per fortuna, non gravi. E spesso non si riesce neppure a capire dove siano state prese perché si tratta di un germe molto diffuso. Ci sarebbe da preoccuparsi solo per focolai epidemici che scoppiassero all'interno di luoghi pubblici, istituti, comunità. Continueremo comunque a monitorare».

Quattro anni fa la legionella colpì Vicenza

Insomma, non siamo alla situazione dell'estate di quattro anni fa quando la legionella, scoperta la prima volta nel 1976 a Philadelphia a un congresso di veterani della Legione americana, colpì Vicenza e il suo hinterland coinvolgendo anche una serie di piscine risultate contaminate.

Un bacillo che vive nell'acqua

L'uomo, dopo il ricovero al San Bortolo, è risultato positivo all'antigene urinario che è il primo fattore a far sospettare la presenza del batterio responsabile di una polmonite che, nelle forme più severe, ha un alto tasso di mortalità. «È un bacillo che vive nell'acqua soprattutto calda e nelle tubature - dice il primario di malattie infettive del San Bortolo Vinicio Manfrin -. In ospedale, proprio per questo, controlliamo periodicamente tutti gli impianti».

Sotto accusa anche condizionatori e rubinetti

Il batterio, che prolifera in acqua tra i 25 e i 55 gradi, innescando la malattia attraverso il vapore acqueo e l'acqua nebulizzata, si può nascondere proprio qui. Il pericolo può annidarsi dappertutto, in casa, in hotel, alle terme, in piscina, nelle vasche con idromassaggio, nelle pompe con diffusori a spruzzo, in una sauna. Le bolle, se abbastanza piccole, penetrano nell'alveo polmonare fino a far esplodere l'infezione che non si propaga, invece, da uomo a uomo.

Ci si difende con la costante manutenzione delle tubature. «Vanno puliti i filtri dei condizionatori, dei bollitori e dei contenitori dove l'acqua ristagna - spiega Manfrin -. E, se si fa la doccia, è consigliabile far scorrere l'acqua a lungo in modo che la temperatura superi i 55 gradi, uccidendo il batterio».

Franco Pepe

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