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Mose, Lia Sartori assolta
Non ha intascato soldi
Condannato l’ex ministro

L’arrivo di alcune delle paratoie del Mose all’ingresso del porto di Malamocco a Venezia. FOTO ARCHIVIO
L’arrivo di alcune delle paratoie del Mose all’ingresso del porto di Malamocco a Venezia. FOTO ARCHIVIO
L’arrivo di alcune delle paratoie del Mose all’ingresso del porto di Malamocco a Venezia. FOTO ARCHIVIO
L’arrivo di alcune delle paratoie del Mose all’ingresso del porto di Malamocco a Venezia. FOTO ARCHIVIO

Assolta nel merito, con formula piena. Dopo tre anni di graticola giudiziaria e una carriera politica azzerata, Amalia Sartori è uscita a testa alta dal tribunale di Venezia. Dopo quasi nove ore di camera di consiglio, il collegio presieduto da Stefano Manduzio poco dopo le 18 di ieri ha letto la sentenza in merito all’ultimo troncone del processo Mose: Sartori, 70 anni, originaria di Thiene, ex deputata di Forza Italia all’europarlamento, è stata prosciolta dall’accusa di finanziamento illecito perchè il fatto non costituisce reato (i soldi in bianco, dalla coop rossa Coveco) e perchè non sussiste (il finanziamento in nero, cioè non registrato a bilancio, direttamente da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio che stava costruendo il Mose). Una vittoria su tutta la linea per Lia Sartori, che era stata arrestata tre anni fa e che si era sempre detta innocente. «Una liberazione», ha commentato dalla sua abitazione in centro a Vicenza. Assolto anche, ma da alcune accuse per prescrizione, l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Condannato a 4 anni di reclusione per corruzione, invece, l’ex ministro delle Infrastrutture in quota Pdl Altero Matteoli.

LA SENTENZA. I pubblici ministeri Stefano Ancillotto e Stefano Buccini avevano chiesto, per gli ultimi otto imputati - molti nomi illustri, a partire da Giancarlo Galan, avevano già patteggiato - pene per 27 anni di reclusione. Ieri il collegio ha inflitto in totale quasi 12 anni: oltre ai 4 anni per Matteoli (con una multa di 9,5 milioni di euro), altri 4 anni per l’imprenditore suo amico Erasmo Cinque (anche lui multato per 9,5 milioni); due anni per l’imprenditore Nicola Falconi; un anno e dieci mesi per l’avvocato Corrado Crialese. Assolti, con Sartori e Orsoni, anche l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, e l’architetto Danilo Turcato che aveva curato i lavori di restauro della villa già di proprietà di Galan. Entrambi erano accusati di corruzione, per aver intascato quattrini o per aver ricevuto favori in cambio della loro complicità.

I RISARCIMENTI. I condannati dovranno risarcire le numerose parti civili, con somme che saranno quantificate dal tribunale civile. Ma mentre Crialese dovrà versare una provvisionale di 100 mila euro al Comune di Venezia, Matteoli, Cinque e Falconi dovranno pagare intanto un milione di euro alla Presidenza del Consiglio dei ministri, un milione al ministero delle Infrastrutture, un milione al Comune di Venezia, 400 mila euro alla Regione Veneto, 200 mila alla Città metropolitana e 40 mila al Consorzio Venezia Nuova, che continua oggi la costruzione del Mose. Quei lavori erano al centro dello scandalo quando il Cvn era gestito da Mazzacurati, che ne curava gli interessi grazie a mazzette e prebende elargite a destra e a sinistra per alimentare un flusso continuo di danaro.

LE ACCUSE. Nel giugno 2014 il blitz della guardia di finanza che arrestò una trentina di persone segnò un’epoca, in Veneto. Gli inquirenti accertarono un sottobosco di corruzione e fatture false che era tenuto in piedi dal Consorzio con la complicità di una serie di aziende e di pubblici ufficiali compiacenti, fra cui politici, finanzieri, magistrati, che via via sono usciti di scena. La sentenza di ieri è relativa ad una serie di episodi di corruzione e di finanziamento illecito, in parte prescritti perchè risalenti ancora al 2009-2010. La sentenza è stata accolta «con moderata soddisfazione» dai pubblici ministeri, che al momento della lettura sono stati raggiunti dal procuratore Bruno Cherchi, che ha sottolineato il grande lavoro svolto dal pool Mose. Orsoni, invece, si è lamentato per «una città che tre anni fa è stata buttata all’aria». La sentenza è stata trasmessa anche alla Corte dei conti, che adesso valuterà eventuali danni erariali commessi dagli imputati condannati.

Diego Neri

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