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Vicenza

La medicina di gruppo dice addio ai Ferrovieri. «Qui ci sono troppe tensioni»

In via Fincato il sit in per salvare il servizio. Pesano soprattutto i costi di gestione

Tre medici dimissionari su tre. È l'epilogo, tutt'altro che confortante, dell'attuale medicina di gruppo Vi.Med del quartiere dei Ferrovieri, allestita in via Fincato dopo il trasloco della guardia medica, lo scorso anno. Situazione che preoccupa non poco i residenti che, per far sentire la loro voce, si sono dati appuntamento alle 16 di venerdì 17 marzo, davanti al centro medico per un sit-in. La decisione di lasciare l'incarico è figlia, a quanto emerge, di un clima di tensione, offese, minacce di denunce da parte di pazienti e utenti, oltre che dei costi di gestione della struttura - comunale ma affidata a una cooperativa - ritenuti troppo alti. Condizioni che, tutte assieme, hanno reso il lavoro dei giovani professionisti non più gestibile e sopportabile.

Difficili condizioni di lavoro e clima ostile

Ennesima dimostrazione di come le professioni sanitarie stiano affrontando un momento di grossa difficoltà, in uno scontro tra la passione degli operatori e condizioni di lavoro sempre più ostili. «Abbiamo preferito decidere di non proseguire con la medicina di gruppo qui in via Fincato - ha accettato di raccontare ieri uno dei tre medici della struttura - non penso che traslocheremo come ambulatorio, faremo scelte lavorative probabilmente diverse». «Questo è un quartiere con un'utenza abbastanza complessa - ha aggiunto - ci sono stati dei problemi legati ad alcuni pazienti e poi ci sono i costi per la manutenzione dell'ambulatorio che non riusciamo a sostenere. Casi di aggressioni non ne abbiamo avuti, ma minacce di denunce sì. Magari per accessi al pronto soccorso che non abbiamo concesso perché non li ritenevamo opportuni. In altri casi venivano richieste delle visite ambulatoriali quando non erano necessarie e noi eravamo oberati di lavoro. Ultimamente, ci pare di capire, che un po' tutti utilizzino facilmente il vocabolo "denuncia" anche nei confronti degli infermieri e delle segretarie. Purtroppo ci rimetteranno tutti gli altri pazienti».

La preoccupazione dei residenti del quartiere per la fine del servizio

Il risultato infatti è stato quello di arrivare a tre dimissioni su tre. Una situazione che sarebbe nota anche all'Ulss 8 e che l'azienda sanitaria starebbe valutando. Adesso, però, c'è il presente, con il profondo malessere dei medici loro malgrado protagonisti della vicenda e la preoccupazione dei residenti del quartiere, "orfani" dei loro medici di medicina generale. In prima linea c'è Ernesto Bergamo, che si è preso a cuore la questione, come già aveva fatto in passato, e ha promosso per oggi pomeriggio alle 16 un sit-in nell'area davanti al centro di via Fincato. «Ho cercato di parlare con i medici - ha spiegato - per capire quale fosse la situazione e se ci fosse un modo per evitare di arrivare alle dimissioni, ma hanno espresso la loro situazione di malessere. Per sensibilizzare le istituzioni sulla situazione ho promosso questo sit-in; come utenti ci interessa che arrivi all'Ulss 8 la preoccupazione di un territorio costituito da circa 7 mila abitanti, tra cui molti anziani e stranieri. Dispiace che si sia arrivati a questo punto. C'è anche una questione logistica, la segreteria non è sempre presente e dunque l'accesso agli ambulatori è libero, anche quando magari c'è una sola dottoressa presente». Tutti temi che saranno ribaditi oggi. «Speriamo arrivino presto risposte e si salvi il servizio», conclude Bergamo.

La medicina di gruppo dei Ferrovieri ha traslocato nei locali di via Fincato, di proprietà comunale, meno di un anno fa. L'arrivo dei medici in questi spazi è stato uno dei tasselli di un puzzle che ha visto anche il coinvolgimento della guardia medica, che prima occupava lo stabile. Il servizio di continuità assistenziale ha sede ora a San Bortolo, nell'ex Centrale del latte. Ambulatorio, anche quello, finita di recente al centro delle cronache per aggressioni e tensioni, oltre che per la situazione logistica.

Alessia Zorzan e Valentino Gonzato

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