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La dg dell'Ulss 8 e il presidente dell'Ordine

Medici di base in fuga. La proposta dell’Ulss 8: «Aprire agli specializzandi»

Un medico di famiglia dialoga con un paziente e gli prescrive la cura al telefono (Foto Ansa)
Un medico di famiglia dialoga con un paziente e gli prescrive la cura al telefono (Foto Ansa)
Un medico di famiglia dialoga con un paziente e gli prescrive la cura al telefono (Foto Ansa)
Un medico di famiglia dialoga con un paziente e gli prescrive la cura al telefono (Foto Ansa)

È la fuga dei medici di base. Nell’Ulss Berica ne mancano 86. Fra 2 anni i posti vuoti saranno almeno 120. Quasi 130 mila vicentini sono costretti a spostarsi da un quartiere o da un Comune all’altro per trovare un medico in prestito. Sempre più difficile poter contare su un camice bianco di fiducia, su un ambulatorio vicino a casa. Ma la dg dell’Ulss Berica Giusy Bonavina, paladina da sempre della medicina del territorio, obietta: «Oggi non c’è un solo vicentino che non abbia la copertura del medico di medicina generale, e continuiamo a lavorare per attivare nuove medicine di gruppo integrate che potranno eliminare parecchie difficoltà. È quello che stiamo facendo per Torri di Quartesolo». 

La manager concorda su alcune delle ragioni che stanno rendendo lo scenario esplosivo, ma guarda più in là e non è pessimista: «Le cause che hanno portato a questa difficoltà sono reali. Il segretario della Fimmg Stefani dice una cosa vera. Io per prima sono consapevole che la programmazione non è stata portata a compimento, anche se a pesare c’è pure la scelta di alcuni medici di base che, come la legge consente, hanno optato per avere 1.200 assistiti invece che 1.500. Ma è altrettanto vero che la nostra Ulss sta seguendo ogni giorno questo problema per garantire che i vicentini abbiano il loro medico di base anche se magari in un isolato più in là. La soluzione definitiva verrà dalle case della comunità che funzioneranno come hub di prossimità per le cure primarie, ma una risposta potrebbe venire anche dal fatto di offrire, a coloro che stanno frequentando la scuola di medicina generale, la possibilità di accedere, nell’ultimo anno di formazione, all’attività come avviene già per gli specialisti». 

Michele Valente presidente dell’Ordine dei medici segnala da anni inutilmente una crisi che ora si è incancrenita, è diventata strutturale. «La dg Bonavina mi ha fatto avere una lettera in cui segnala questa carenza e offre la possibilità a giovani medici di subentrare subito a chi è andato in pensione o ha rinunciato alla convenzione. Io, pensando alle migliaia di persone, a Torri di Quartesolo sono 4 mila, che devono fare decine di chilometri per una visita o una prescrizione, l’ho trasmessa a 300 neolaureati. Risposte? Zero». E le prospettive - dice Valente - non sono confortanti: «Il 40% dei medici che escono dalla specializzazione non vuole fare il medico di famiglia. La verità è che la medicina è stata svuotata di contenuti professionali e riempita di burocrazia. I medici sono stati trasformati in prestatori d’opera. La logica aziendale considera il medico un fattore produttivo e il paziente un consumatore, punta alla quantità non alla qualità. Altro che umanesimo. Altro che relazione, comunicazione, orientamento di percorsi. Chi può se ne va in pensione in anticipo, chi resta va in depressione, e non si trovano sostituti. La situazione è drammatica. Non ce ne rendiamo conto perché siamo concentrati su altro».

 

La medicina generale in affanno sta facendo saltare i passaggi intermedi con il risultato che una marea di gente si riversa giorno e notte sul pronto soccorso. «Non c’è più un filtro esterno - denuncia il primario Francesco Corà - non solo per i numeri che mancano ma anche perché la formula della medicina di gruppo ha snaturato il rapporto personalizzato fra medico e paziente. In passato il medico sapeva tutto del suo assistito, la storia familiare, il suo stato di salute, le malattie passate, l’anamnesi veniva fuori in un attimo. Oggi il paziente si ritrova sempre un medico diverso che non sa nulla di chi gli sta di fronte. È un dialogo fra estranei. Si parte ogni volta daccapo. E, allora, si preferisce venire in pronto soccorso».

Il Covid uccide, manda in ospedale, fa dimenticare altre malattie, richiama sul virus tutto l’apparato sanitario, ma, quando ci sveglieremo dalla lunga notte pandemica, ci scopriremo con un sistema cosparso di ferite e di squarci. È allarme. Valente lo lancerà il 30 ottobre alla Giornata del medico che, dopo un anno di pausa per il Covid, vedrà sfilare sul palcoscenico del Teatro comunale 400 neolaureati. 

 

Franco Pepe

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