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Vicenza

Lista invitati e
mascherine, il "sì"
torna in chiesa

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La sposa all'arrivo ha indossato la mascherina bianca. COLORFOTO
La sposa all'arrivo ha indossato la mascherina bianca. COLORFOTO
La sposa all'arrivo ha indossato la mascherina bianca. COLORFOTO
La sposa all'arrivo ha indossato la mascherina bianca. COLORFOTO

«Chi non è in questa lista, non entra». Dare nome e cognome sulla porta di una chiesa per partecipare ad un matrimonio non è forse quello che ci si aspetta, ma visto il clima delle scorse settimane, già entrarci, in chiesa, per gli invitati è stata una fortuna. Giuseppe Grolla e Olga Faccioni, 26 e 23 anni, non hanno dubbi: «Lo desideravamo tanto e abbiamo fatto bene a crederci». È loro il primo sì di Vicenza del post-lockdown celebrato in chiesa. E poco importa se ci stanno al massimo 60 persone, se all'ingresso c'è il gel igienizzante, se la festa in villa è rimandata ad ottobre e se hanno dovuto abbinare le mascherine ai vestiti. Gli anelli sono stati scambiati davanti a testimoni, famigliari, qualche amico, con musica e fotografi.

 

Mascherine e distanziamenti tra gli invitati in chiesa. COLORFOTO
Mascherine e distanziamenti tra gli invitati in chiesa. COLORFOTO

 

Il cammino verso la normalità, per quanto riguarda i riti religiosi, è partito dalla chiesa dei Filippini, in centro a Vicenza, sabato 23 maggio alle 15. Un sogno che si è realizzato per i giovani sposi, dopo momenti anche di sconforto. «Ho chiesto ad Olga di sposarmi lo scorso giugno - ha raccontato prima della cerimonia Giuseppe - inizialmente avevamo pensato di sposarci il 16 maggio, poi per questioni organizzative abbiamo spostato al 23 ed è stato un bene». La strada è stata in salita. «Quando sono iniziate le restrizioni non è stato semplice, poi abbiamo pensato che sarebbe andata come doveva andare e lo avremmo accettato. Per avere qualche certezza avremmo comunque dovuto rimandare il matrimonio di un anno, ma avevamo troppa voglia di sposarci. Ci saremmo sposati anche se fossimo stati solo noi e i testimoni. Però Dio ha provveduto e alla fine è andata bene». La giovane coppia è riuscita anche in parte a salvare i festeggiamenti, pur ridimensionandoli. «Avevamo programmato una festa in villa - ha aggiunto lo sposo - ma l'abbiamo spostata ad ottobre. Ci saranno tutti gli invitati, anche quelli non presenti alla cerimonia. Per concludere la giornata siamo riusciti però ad organizzare una cena in una sala a Schio, con servizio catering e tavoli divisi per nuclei familiari». 

 

Lo sposo con la mascherina. COLORFOTO
Lo sposo con la mascherina. COLORFOTO

 

Il rito è stato celebrato da padre Emanuele Cuccarollo, amministratore parrocchiale di Tavernelle, mentre a monitorare la situazione ci ha pensato padre Mark Williams, amministratore parrocchiale della parrocchia dei Filippini. Salda in mano la lista con i nomi degli invitati raggruppati per nuclei famigliari. Sessanta gli ingressi consentiti. «Siamo molto rigorosi - ha sottolineato - e all'interno abbiamo indicato dove ci si può sedere. Le famiglie possono stare più vicine, gli altri devono distanziarsi. Tutti devono usare la mascherina e disinfettarsi le mani con il gel all'ingresso». Il celebrante può restare senza mascherina, ma quando consacra le ostie, queste vengono coperte, e quando le distribuisce, deve indossare la mascherina. «Puliamo il pavimento tutte le sere - ha aggiunto padre Mark - mentre i banchi vengono passati dopo ogni celebrazione. È un impegno, ma è stato giusto ripartire. Le persone stavano aspettando questo momento e sono molto rispettose verso le regole». 

Alessia Zorzan

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