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Vicenza

La chat shock dei no pass: «Mattarella va fucilato»

Minacce, insulti, incitazione alla violenza e teorie complottiste. C’è di tutto nel canale Telegram “Il coraggio del dubbio” che, per la Digos, è stato creato da Fabio Castellucci, l’ingegnere meccanico 61enne di Creazzo indagato per istigazione a delinquere e minacce nell’ambito delle indagini sulle proteste del movimento “no green pass”. L’inchiesta ha coinvolto anche P.R. (sono state diffuse solo le sue iniziali), impiegata di 52 anni, pure lei di Creazzo, accusata di aver commesso gli stessi reati su un altro canale Telegram: “Basta dittatura!”. Altri 11 esponenti del movimento “no vax” e “no pass” sono stati invece denunciati per aver organizzato o promosso manifestazioni non autorizzate. L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Serena Chimici, potrebbe però allargarsi quando terminerà l’analisi dei computer e del cellulare sequestrati nei giorni scorsi nell’abitazione di Castellucci. 
Il canale, sul quale non scrive più nessuno dal 29 settembre, è stato creato lo scorso 24 febbraio. I primi messaggi contengono soprattutto link di video e articoli che criticano i vaccini contro il Covid-19 e le misure adottate dal governo italiano e da altri Paesi per contrastare il diffondersi della pandemia. Con il passare dei mesi, però, i toni si fanno sempre più accesi fino ad arrivare alle minacce e all’incitamento a ribellarsi contro la presunta «dittatura sanitaria». Nel mirino finiscono le più alte cariche dello Stato, governatori di Regioni, esponenti del mondo scientifico, giornalisti e sindacati. Si arriva a deliri come «Mattarella va fucilato alla schiena», «Draghi, lo voglio morto», «Fossi stato presente, ammazzavo con le mie mani quella m...a di Bonaccini». Attacchi altrettanto pesanti e immotivati sono rivolti al virologo Roberto Burioni e al direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che «negli anni Settanta sarebbe già stato gambizzato 50 volte. E io avrei apprezzato, e con lui il 95 per cento dei giornalisti», scrive Castellucci. E poi ci sono farneticanti “chiamate alle armi”. Il 26 agosto Castelucci afferma: «Questo periodo finirà in guerra civile, ed io sarò onorato di usare le armi». Sono molti i messaggi dello stesso tenore: «Questo periodo finisce nel sangue»; «Distruggere i sindacati»; «Meglio morti combattendo, che schiavi»; «Non esiste altra soluzione se non l’insurrezione armata, le forche in piazza e il sangue a fiumi».
Sul canale vengono inoltre veicolati fake news sul contenuto dei vaccini e sulla ricostruzione di alcuni eventi storici (come l’attacco alle Torri gemelle), post contro il Papa, teorie apocalittiche e insulti contro i «covidioti» e i «sapiens» che si sono vaccinati contro il coronavirus. Castellucci non risparmia neppure la moglie e i suoi figli, uno dei quali sarebbe un medico, che hanno deciso di aderire alla campagna di prevenzione. L’indagato li definisce «zombie, macchinette controllate in remoto, servetti obbedienti che eseguono qualsiasi ordine. Credevo di amarli ma mi sbagliavo».
Castellucci, che in passato ha già avuto guai con le forze dell’ordine per presunti reati commessi sempre sui social e che nel 2014 ha tentato di candidarsi con il Movimento 5 stelle alle elezioni europee, lo scorso 26 maggio si è pure presentato alla caserma della tenenza dei carabinieri di Montecchio per rettificare la denuncia presentata nei confronti di «tutte le cariche istituzionali di governo, tutte le figure apicali del ministero della salute, tutte le autorità sanitarie» e altre autorità che hanno avuto un ruolo nella gestione della pandemia per numerosi presunti reati tra i quali associazione a delinquere, strage ed epidemia. Aveva perfino fatto mettere nero su bianco di riservarsi il diritto di costituirsi parte civile in un eventuale processo.

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