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La grande opera

La Tav oltre i binari, così cambia la città tra ponti e sottopassi

Cosa significa Tav, o meglio Tac? Tecnicamente Treno ad alta velocità (o, appunto, alta capacità); in realtà per Vicenza la grande opera da oltre 1,5 miliardi di euro rappresenta una trasformazione sotto il profilo urbanistico e viabilistico. Perché è vero che il cuore del progetto di Rfi di fatto sta tutto nel raddoppio delle rotaie, con la costruzione e posa di due binari in aggiunta ai due esistenti, ma in realtà attorno a quella dorsale di ferro di 6,2 chilometri che da Ponte Alto andrà, in questo secondo lotto, fino alla trincea di viale Risorgimento si prevede lo sviluppo di nuove strade, nuovi sottopassi, nuovi cavalcaferrovia, la nuova linea del trasporto pubblico locale chiamata metrobus, una nuova mini-stazione in Fiera ma anche demolizioni necessarie per far spazio a tutte le opere. No, la città di oggi non sarà quella che si vedrà al termine del cantiere lungo 9 anni. 

Da preliminare a definitivo Premessa: quanto è stato consegnato nei giorni scorsi al Comune non è un’operazione mai vista. Il progetto definitivo redatto da Rfi ricalca quanto messo nero su bianco nel progetto preliminare licenziato cinque anni fa; con qualche piccolo aggiustamento che verrà approfondito su queste pagine e qualche sorpresa emersa in fase di progettazione. Costi elevati (da 804 milioni iniziali a 1,6 miliardi), tempi di cantiere aumentati (da 68 a 108 mesi di lavori), demolizioni - soprattutto in viale San Lazzaro - aumentate, eliminazione del ponte pedonale a San Giorgio e della una rotatoria a San Felice a fronte delle raccomandazioni Unesco.  

La linea ferroviaria Tutto accade nel territorio di Vicenza. Ed è anche questa una peculiarità: il secondo lotto funzionale prevede una spesa di 1,6 miliardi spalmata interamente nel capoluogo berico. La linea ferroviaria sarà lunga 6,2 chilometri e «si sviluppa quasi tutta in rilevato in affiancamento alla linea storica tra muri/cordoli delle barriere anti-rumore» che avranno una lunghezza di 9,2 chilometri. I nuovi binari verranno posati a sud della linea esistente e in un primo tratto saranno rialzati di circa sei metri. Sono previsti due nuovi ponti: sul Retrone e sulla Dioma.  

Strade e ponti Sono, però, le opere di attraversamento della linea ferroviaria a trasformare la struttura della città. E non sono poche. Perché tante opere viabilistiche? La risposta è presto detta: la stazione Tav dev’essere di area vasta; deve, cioè, avere un bacino di riferimento provinciale. È per questo che scegliendo di mantenerla in centro a Vicenza (inizialmente era stata studiata in Fiera) i tecnici Rfi hanno dovuto realizzare una nuova rete infrastrutturale (oltre al filobus) per migliorare e consentire l’accessibilità al sito di viale Roma. Secondo quanto si legge nei documenti, «grazie ai nuovi interventi viabilistici per i veicoli leggeri si riduce il tempo di viaggio del 6,5 per cento e i chilometri percorsi dell’1,4%. Per quelli pesanti si parla rispettivamente di meno 6,2 e meno 1,3%». 
In zona Fiera Ecco dunque gli interventi. Partendo da ovest si trova il nuovo sottopasso di via Olmo; quella strettoia che collega via della Scienza con la regionale 11 sarà sostituita da un sottopasso più largo. Spostandosi verso la Fiera si arriva in via dell’Oreficeria dove ci sarà un’altra svolta viabilistica con la realizzazione di un sottopasso a una corsia per senso di marcia in grado di collegarsi con la rotatoria di Ponte Alto. Per trasformare quella che ora è una strada a servizio del quartiere fieristico in un’arteria che con ogni probabilità verrà percorsa da numerosi automobilisti saranno create due rotatorie; una delle quali comporterà la demolizione del Pala-kiss dovendo - in base alle prescrizioni della Soprintendenza - essere spostata da villa Bonin; la nuova viabilità consentirà di collegarsi con l’area realizzata tra la rotatoria di Ponte Alto e la linea ferroviaria: qui troverà posto la nuova stazione Fiera con parcheggi e capolinea del filobus. La nuova viabilità consentirà anche di avere un bypass mentre avverrà la demolizione e ricostruzione del cavalcavia Scaligeri e viale del Sole.  

Nuova strada ai Ferrovieri Proseguendo verso est si trova la nuova bretella voluta dai tecnici per rendere più facile l’accesso alla stazione. L’arteria lunga poco più di due chilometri si stacca da viale dell’Industria dove saranno realizzate due rotatorie «a tre braccia in successione in corrispondenza delle intersezioni sfalsate di circa 50 metri con via Artigianato e via Arsenale». L’arteria segue quindi via dell’Arsenale e prosegue all’interno dell’omonimo stabilimento di proprietà di Rfi. La bretella (realizzata in superficie e con una corsia per senso di marcia) una volta arrivata al fascio dei binari sarà interrata all’altezza di via Rossi e spunterà in viale Verona, dove attualmente si trova il cavalcavia di Ferreto de Ferreti (che verrà demolito). Qui ci saranno due rotatorie per il collegamento con viale Verona o per la prosecuzione lungo la bretella Arsenale, collocata, a nord dei binari fino ad arrivare in stazione.  

Il ponte ai Ferrovieri In stazione arriverà anche il nuovo cavalcaferrovia di via Maganza (che si staccherà all’altezza dell’ex distributore collocato nell’omonima via prima del fiume Retrone) e una passerella ciclopedonale che andrà sostituire quella attuale di viale D’Annunzio e quella inserita inizialmente nel progetto preliminare che collegava la chiesa di San Giorgio con la stazione (bocciata da Unesco). 

Le modifiche a est Si concludono qui i collegamenti da ovest verso la stazione. Lo stesso, però, accadrà a est. In particolare grazie al prolungamento di via Martiri delle Foibe; sarà spostata verso viale Camisano rispetto al definitivo e con un passaggio in galleria. Di fatto allo snodo di viale Serenissima (tra la Civis e il concessionario) grazie alla realizzazione di un sistema di tre rotatorie si potrà imboccare l’arteria che porterà fino a viale dello Stadio, all’altezza di Borgo Berga. Sempre in viale Serenissima è prevista la realizzazione di un nuovo cavalcavia che porterà in via Moro.

Nicola Negrin

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