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Vicenza

La separazione fra coniugi Usa diventa un caso diplomatico

Una lite accesa fra ex coniugi diventa un caso diplomatico. È la drammatica vicenda che vede contrapposti un sergente americano di stanza alla Ederle e l’ex moglie, anche lei statunitense, impiegata logistica alla base militare, genitori di due ragazzine che hanno 12 e 7 anni. In queste ore, visto che lui starebbe per essere trasferito negli Usa, sono in corso frenetici tentativi di accordo per far rispettare l’ordinanza del tribunale, che affida le figlie alla mamma e che impone al papà di restituire subito i passaporti delle minorenni. 
La coppia (non citiamo i loro nomi per non rendere riconoscibili le minorenni) si era sposata in Nevada nel 2008. Lui, parà, è stato negli anni assegnato a diversi basi, fra gli Usa e la Corea del Sud. La moglie e le figlie lo hanno seguito, fino a quando, nel luglio 2018, la famiglia è arrivata a Vicenza ma qui è entrato in crisi il matrimonio. La giovane ha sempre ottenuto un posto di lavoro e un permesso di soggiorno legati al servizio del marito; di fatto, lamenta il suo legale, l’avv. Ruggero Rubisse, deve seguirlo per il mondo se non vuole trovarsi clandestina.
Lo scorso anno il sergente ha chiesto, con l’avv. Maria Luisa Pompole, la separazione (con la giurisdizione italiana), spiegando che lei beve, si droga, frequenta altri; lei ha negato le circostanze precisando che è il sergente che esagera con gli alcolici, e che è il suo atteggiamento oppressivo e vessatorio a spaventare le donne di famiglia. «Me ne sono andata di casa non per darmi ai vizi, ma per ritrovare serenità», ha detto. Inizialmente le figlie erano state affidate a entrambi (una settimana a testa), ma poi tutti e due avevano chiesto l’affido condiviso. Il giudice istruttore Colasanto aveva disposto l’intervento dei servizi sociali, che hanno stabilito che per il benessere delle figlie sarebbe opportuno che stessero con la madre, potendo vedere il padre nei weekend.
Di fronte a questa prospettiva, il sergente ha spiegato da un lato che l’esercito gli aveva ordinato di trasferirsi, a far data da domani, in una base in Georgia, negli Usa (di fatto bloccando l’attività della giurisdizione italiana, che non lo garbava più); e dall’altro che o l’ex moglie lo segue, oppure perde lavoro e permesso, e non può mantenere le figlie. Possibile?
L’avv. Rubisse ha approfondito, contattando superiori e autorità Usa ed è pronta a sentire i ministeri italiani per scongiurare questa evenienza. Ha scoperto che a chiedere il trasferimento era stato lui. Per il giudice, madre e figlie hanno diritto di restare regolarmente a Vicenza, ed ha ordinato al padre di restituire i passaporti, di pagare 1.100 euro al mese di alimenti e di contattare le figlie, dagli Usa, in videochiamata. Ma il caso è tutt’altro che chiuso. 

 

Diego Neri

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