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Estate ad alta quota

La montagna è affollata e cresce il rischio d'incidenti

C’è chi parte per un’escursione lungo la Strada delle 52 Gallerie e poi viene sorpreso dal maltempo. Oppure chi si avventura in lunghe camminate per poi trovarsi esausto e non riuscire più a rientrare. Ormai non passa un fine settimana, nella bella stagione, in cui non si abbia notizia di un intervento del Soccorso alpino per il recupero di persone in difficoltà. E continua, purtroppo, anche la triste conta delle vittime che sulle montagne perdono la vita. 
Lo scenario si ripete ormai ogni anno e se l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, spesso la prudenza e una maggiore preparazione potrebbero evitare eventi spiacevoli. A sottolinearlo sono gli esperti del Soccorso alpino e del Cai. In generale, gli operatori del settore hanno notato, negli ultimi anni, un aumento dei frequentatori della montagna; il grado di preparazione, però, non è aumentato proporzionalmente. «I problemi, in montagna, riguardano per la stragrande maggioranza gli escursionisti, mentre chi va ad arrampicare è molto più attento e preparato, anche se l’imprevisto può sempre capitare - spiega Luca Nardi, scledense, vicedelegato dell’undicesima zona Prealpi Venete del Soccorso alpino del Veneto ed ex capostazione di Schio -. Per chi vuole fare un’escursione, dunque, servono l’abbigliamento e l’attrezzatura adatti, nonché una preparazione fisica e psicologica adatta per affrontare gli imprevisti. In montagna, ad esempio, può arrivare improvvisamente il maltempo, per cui l’escursionista si trova a dover affrontare una situazione imprevista e deve riuscire a reagire senza farsi trasportare dagli eventi». Anche se si parte con il caldo, bisogna così attrezzarsi per la pioggia e il repentino calo della temperatura. «È molto importante, poi, se si parte da soli, comunicare a qualcuno la propria destinazione - continua Nardi -. Spesso, in caso di necessità, il nostro più grande problema è riuscire a rintracciare gli escursionisti. E non ci si può sempre affidare ai telefoni cellulari. Uscire da soli è comunque sempre più rischioso. Se poi non si ha esperienza è meglio andare in compagnia o farsi accompagnare dalle guide alpine. La Strada delle 52 Gallerie, ad esempio, è un percorso meraviglioso, però è allo stesso tempo un itinerario impegnativo per qualcuno che non ha alcuna preparazione». 
All’origine degli incidenti e delle brutte esperienze c’è dunque spesso anche una sottovalutazione della difficoltà dei percorsi: gli esperti ricordano come anche il sentiero più semplice può nascondere delle insidie. E magari un intervento del Soccorso alpino per un’escursionista imprudente o dalla condotta superficiale può distogliere risorse preziose da eventi più gravi o delicati. Per l’alpinismo valgono invece altri tipi di ragionamento. «L’alpinismo è un’attività rischiosa, anche se chi lo pratica è molto più preparato e pronto ad affrontare i problemi - spiega Nardi -. L’imprevisto, poi, è sempre dietro l’angolo: c’è il sasso che cade dall’alto e colpisce chi si trova in parete, la roccia friabile, appigli che si staccano e provocano le cadute. È difficile che un appassionato, arrampicando, voli giù, a meno che non stia affrontando percorsi di difficoltà estrema; di solito un alpinista cade a causa di un imprevisto, non per incapacità o imprudenza». Il numero degli interventi in parete del Soccorso alpino, infatti, è molto più basso rispetto a quello che riguarda le azioni per gli escursionisti. «Bisogna misurare le gite in base alle proprie capacità - sottolinea il presidente del Cai di Schio Massimo Zampieri -. La montagna attualmente è molto più frequentata rispetto al passato, ma il grado di preparazione è molto basso. Bisogna capire i propri limiti e tarare tutto in base alle proprie forze: molto spesso l’incidente avviene durante il rientro, quando si è affaticati e si è meno concentrati». Preparazione fisica, attrezzatura adeguata, studiare i percorsi prima della partenza sono dunque presupposti fondamentali per una gita in montagna. «Fortunatamente la montagna è aperta a tutti - conclude Zampieri -. Non me la sento di parlare di numero chiuso o altri controlli: si tratta di lavorare sulla preparazione dei singoli escursionisti».

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Matteo Carollo

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