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Dopo l'evento in piazza per Pablito

La moglie Federica: «Il mio grazie a Vicenza per il ricordo di Paolo. Raccolti 15 mila euro»

Paolo che non c’è più e Paolo che c’è ancora e che ci sarà sempre. Paolo Rossi che è Pablito più che mai a 40 anni dal Mundial vinto in Spagna grazie ai suoi gol, in questi giorni celebrato con affetto ovunque. E ovunque ci sia una manifestazione in suo nome lì c’è Federica Cappelletti, la moglie. «Il mio obiettivo è far vivere Paolo sempre, l’ho fatto da subito e continuerò. Ricordare attraverso di noi, la sua famiglia - ci dice - quello che è stato un idolo sul campo ma anche un esempio come uomo, portatore di valori importanti, mi fa trovare l’energia per esserci». A maggior ragione nella città che tanto ama Rossi e ha riempito con più di un migliaio di invitati piazza dei Signori in occasione della cena di beneficenza organizzata da Luca Prioli per il sindacato di polizia Fsp col patrocinio del Comune e della Regione. 

 

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Federica, che serata è stata? 
Magica! Una serata nella quale pareva quasi che Paolo, come faceva quasi sempre, fosse riuscito a creare un’atmosfera particolare in una piazza magnifica in cui mi immagino abbia camminato tante volte e che si è riempita per ricordare l’uomo e il campione. Un affetto saldissimo tra la città e Paolo. Come sempre Vicenza ha mostrato di essere legatissima a lui e anzi il legame si rafforza col tempo. Lo sento io e tutta la famiglia e l’abbraccio in cui siamo stretti in tante manifestazioni, non solo in Italia ma anche all’estero, è importante per andare avanti. 

L’appuntamento in piazza dei Signori ha avuto anche un aspetto particolare, vero? 
Sì, è stata la prima volta in cui sono stati raccolti soldi per la “Paolo Rossi Foundation” che ha diversi obiettivi.

 

Ci può spiegare meglio quali sono? 
Uno dei più importanti è quello di realizzare negli ospedali delle “postazioni” dedicate ai malati post oncologici. Io, attraverso l’esperienza di Paolo, ho capito che se guarisci poi a volte non sei come prima, bisogna essere seguiti. Ecco, nelle strutture a cui pensiamo le persone potranno essere ospitate e accompagnate in un percorso complicato per i malati e i loro familiari, per cercare di “alleggerire” un momento difficile da vivere. Un impegno gestire la Fondazione e le sue finalità. E la trasparenza sarà sempre fondamentale: nella serata a Vicenza abbiamo raccolto 15.035 euro. Ci tengo tanto ad essere chiara e precisa. I progetti saranno sempre dichiarati e spiegati ogni volta che si raccoglieranno contributi per la Fondazione.

Avete raccolto quanto speravate da una serata così partecipata come quella in piazza dei Signori?
Premesso che siamo grati a Vicenza e ai vicentini per la risposta data, forse ci si aspettava di raccogliere qualcosa di più, anche pensando all’impegno economico che richiederà la realizzazione dei progetti della Fondazione, ma comunque diciamo grazie, va bene così. 

Lei non si ferma mai, non dice no a nessuno, come fa? 
Penso che questa forza me la dia Paolo. Non è semplice spostarsi tutti i giorni, fare tanti chilometri fra l’altro portando con me Maria Vittoria e Sofia Elena, le nostre figlie. Così come spesso c’è pure Alessandro, il primogenito. In queste occasioni l’amore dimostrato a Paolo è come se venisse trasmesso a loro, che si rendono conto del padre straordinario che hanno avuto. 

Per le sue figlie che esperienza è?
È un modo anche questo di vivere il loro papà, certo è un modo diverso, però io le ho responsabilizzate, sanno di aver avuto un papà immenso e che in futuro questo impegno passerà a loro perché così è la vita. 

A Vicenza è stato inaugurato largo Paolo Rossi, ci saranno altre iniziative in suo nome? 
Intanto spero venga realizzato su una parete della Torre Everest l’enorme murale da parte di Eduardo Kobra, uno degli street artist più famosi al mondo, un’iniziativa molto importante. Poi c’è sempre il discorso del museo da realizzare a Vicenza, sono in contatto costante con il sindaco Francesco Rucco e anzi ne approfitto per ringraziarlo perché sta facendo tanto ed è sempre disponibile quando si parla di Paolo. 

Alberta Mantovani

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