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Vicenza

La mensa degli ultimi: 40 mila pasti all'anno

«Oggi? Pasta fredda, pesce in umido, pesce al forno, patate lesse e un po’ di frutta». Ai civici 13/15 di contra’ della Fascina, il menù è una continua sorpresa e non per l’estro di uno chef, ma perché tutto ciò che arriva in tavola è qualcosa che altri hanno scartato qualche ora prima. Il cibo servito alle tavolate allestite sotto il tendone non rappresenta solo nutrimento, ma è anche strumento di dignità per chi ogni giorno si rivolge alla mensa del Mezzanino. Lo spazio a due passi dal Duomo è uno dei punti di riferimento degli ultimi, nonché fiore all’occhiello dell’associazione Ozanam che gestisce la realtà solidale, in una struttura messa a disposizione dalla diocesi. 
Qui vengono servite 25 mila colazioni l’anno e circa 15 mila cene a un bacino d’utenza di circa 200 tra uomini e donne in difficoltà, stando ai dati degli ultimi tre mesi. Senza fissa dimora, persone con problemi di dipendenze o che hanno perso il lavoro e rischiano di entrare nella dimensione dell’irregolarità, se immigrati. Per la maggior parte si tratta di uomini di nazionalità straniera, dai 20 ai 65 anni, senza una casa o che vivono in alloggi precari, senza le carte in regola persino per richiedere il reddito di cittadinanza. 
«I numeri cambiano ogni giorno e dipendono anche dal periodo dell’anno. In estate, molti spariscono magari perché si spostano altrove, dove trovano lavori stagionali nel settore dell’agricoltura. Contiamo in media 95 persone al giorno per le colazioni e fino a 120 per le cene, che serviamo il martedì, il mercoledì e il giovedì», spiega il presidente di Ozanam, Michele Carotta. 
L’associazione festeggerà tra qualche giorno i 30 anni dalla fondazione e l’anniversario diventa l’occasione per fare il punto su una delle tante attività che vedono impegnati i 430 volontari, 80 dei quali si adoperano per la mensa. «Siamo un anello della catena dello smaltimento del rifiuto - sottolinea il presidente -. Utilizziamo quello che ci arriva dalla grande distribuzione, da aziende che si occupano di ristorazione come Serenissima. Dalle mense aziendali e a volte scolastiche. Altre fonti di approvvigionamento sono il Banco alimentare e Caritas». Un sistema organizzato. «Siamo attrezzati con abbattitori e congelatori, andiamo personalmente a recuperare il cibo che poi serviamo - prosegue Carotta -. Per esempio, sono appena arrivate 600 brioches che scadono tra qualche giorno, 200 le serviamo adesso, le altre le conserviamo a -40 gradi in modo tale che si possano consumare anche in un secondo momento. Aiuti provengono anche dall’8 per mille della chiesa cattolica, dalla Fondazione Cariverona e da privati che ci hanno “adottato”». Una macchina della solidarietà che opera con discrezione ed efficacia, nel segno del rispetto per i suoi utenti: «Ozanam è nata nel solco della San Vincenzo de Paoli. I bisognosi si aiutano sempre, questi sono i nostri valori che applichiamo anche al Mezzanino». 
Senza forzature: «Non mettiamo “barriere” all’ingresso e non giudichiamo nessuno, la mensa è aperta a tutti. Cerchiamo di aiutare chi è in difficoltà e di andare oltre il servizio del pasto, trasmettendo accettazione anche a chi rifiuta il nostro aiuto». Tra i volontari ci sono pensionati, giovani scout e studenti delle scuole superiori, ma anche persone che fino a qualche tempo fa sedevano alle stesse tavole che ora apparecchiano. «Capire le storie e i bisogni è il primo fondamentale passaggio. Una volta conosciuti i casi, li si indirizza ai servizi sociali del Comune, a Caritas, ad altre associazioni per la presa in carico - le parole del presidente -. Ma non manca chi ha fatto della strada la propria scelta di vita e non vuole cambiare. La sensazione è che dietro queste resistenze ci siano visioni del mondo su cui è difficile incidere». In questi ultimi anni, riflette Carotta, «i numeri complessivi delle persone in stato di povertà estrema sono stabili ma le fragilità sono cambiate tante volte e continuano a farlo, basta una crisi economica, un’ondata migratoria. L’impressione, però, è che oggi vi sia una maggiore rassegnazione. Molti tendono a “galleggiare” e hanno bisogno di essere stimolati alla ripartenza». Un quadro che emerge anche da chi si rivolge al centro di ascolto, uno dei servizi del Mezzanino, che non è solo una mensa, ma anche uno sportello giuridico amministrativo e uno spazio per corsi di alfabetizzazione. 

Laura Pilastro

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