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Vicenza

La gara degli aghi
Verifiche dei Nas
Indaga la procura

Bufera su otto tra  medici e infermieri del pronto soccorso  per un folle gioco alle spalle dei pazienti
Bufera su otto tra medici e infermieri del pronto soccorso per un folle gioco alle spalle dei pazienti
Bufera su otto tra  medici e infermieri del pronto soccorso  per un folle gioco alle spalle dei pazienti
Bufera su otto tra medici e infermieri del pronto soccorso per un folle gioco alle spalle dei pazienti

Sulla folle gara degli aghi per i pazienti dei pronto soccorso la procura vuole fare chiarezza. E, dopo aver ricevuto le lettere inviate dalla Regione, e soprattutto una relazione dei Nas di Padova, il procuratore Antonino Cappelleri ha aperto un’inchiesta. Il fascicolo, al momento, non vede né indagati né ipotesi di reato. «Ma se è avvenuto quanto si legge nelle chat - si limita a riferire il capo della magistratura vicentina - il reato sarebbe stato commesso, eccome». Quale? Presto per dirlo, ma potrebbero configurarsi la violenza privata, le lesioni (se denunciate) o i maltrattamenti. Compito degli investigatori del Nucleo antisofisticazione, comandati dal maggiore Pietro Mercurio, sarà accertare se qualcuno fra i sei infermieri e i due medici coinvolti nel caso abbia effettivamente compiuto quelle azioni, usando le cannule di diversi colori senza che fosse necessario. Ci vorrà del tempo, ma l’obiettivo è quello di comprendere cosa in effetti sia accaduto. Scherzo (di cattivo gusto e di cattivo genere) fra colleghi o folle competizione a scapito dei malati?

LE INDAGINI. In primo luogo i carabinieri acquisiranno tutte le conversazioni della chat sul gruppo Whatsapp denominato “Gli amici di Maria” (dal secondo nome del primario del pronto soccorso Vincenzo Riboni). Fra l’altro, oltre alla gara incriminata con punteggi a seconda delle cannule più dolorose usate per i pazienti, gli iscritti si sarebbero anche scambiati delle fotografie di feriti gravi in incidenti stradali. Ma è un aspetto da chiarire. I Nas dovranno accertare se nei giorni della gara siano state usati gli strumenti descritti, e a sproposito. Acquisiranno documentazione e sentiranno i testimoni, fra cui alcuni fra i pazienti interessati.

LA REGIONE PARTE OFFESA. L’avvocatura dello Stato intanto ha inviato due lettere: una a palazzo di giustizia, l’altra al dirigente del servizio di vigilanza sul sistema socio-sanitario del consiglio regionale Stefano Danieli e al direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan. Entrambe hanno come oggetto la presunta gara per l’uso di cannule al pronto soccorso del San Bortolo. Il coordinatore dell’avvocatura, Ezio Zanon, ha rappresentato fra l’altro «come la Regione possa rivestire nella vicenda il ruolo di parte offesa in ragione delle sue competenze di governo locale della sanità» e ha invitato «a considerare la disponibilità a fornire documentazione o informazioni utili». Inoltre, il governatore Luca Zaia ha comunicato di aver attivato «una verifica ispettiva nei confronti dell’Ulss di Vicenza in relazione ai gravi fatti apparsi sul quotidiano Il Giornale di Vicenza».

ZAIA E VERSIONI DIFENSIVE. In merito all’improprio (finora solo presunto) utilizzo di cannule mediche da parte di personale sanitario, il presidente della Regione, Luca Zaia, ha detto di non essere «convinto di questa versione», riferendosi alla difesa dei medici e degli infermieri. «Non posso dare la dimensione di quanto mi sia arrabbiato perché una persona malata deve avere la certezza che la sanità sia la sua isola felice di protezione. Spero che siano delle cretinate e non voglio che si metta in discussione la sanità veneta per delle cretinate. Così non fosse - ha precisato - chiedo che siano applicate le misure di legge più dure. Mandare via i responsabili a calci nel sedere penso sia la cosa migliore da fare». «Il chiarimento che è stato dato finora è assolutamente insufficiente - continua il presidente -. Credo che ai cittadini deva essere data una giustificazione, una spiegazione fino in fondo. Gli ospedali sono il fiore all’occhiello della nostra sanità; proprio per questo non voglio che ci siano ombre. Va tutelata la reputazione degli operatori nell’interesse del sistema. È nostro interesse dare tranquillità a tutti i cittadini perché le notizie che si sono lette sono inquietanti».

Diego Neri Matteo Bernardini

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