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Vicenza

La gara degli aghi
"Amici di Maria" via
dal pronto soccorso

La sala per le emergenze nel reparto di pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza
La sala per le emergenze nel reparto di pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza
La sala per le emergenze nel reparto di pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza
La sala per le emergenze nel reparto di pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza

Dispersi gli Amici di Maria. Dissolta la chat. Scomparsa (o quasi) dal pronto soccorso (ma anche in parte da Vicenza) la confraternita degli aghi, due medici e sei infermieri, tutti giovanotti e ragazze in camice bianco dai 25 ai 33 anni. A poco più di un mese dalla rivelazione della presunta sfida a chi riesce a piantare la cannula più grossa nelle vene dei pazienti, nel reparto guidato dal primario Vincenzo Riboni sono rimasti solo due degli otto protagonisti, ma presto ne resterà solo uno, anzi una.

I “sopravvissuti” sono uno dei due medici, la dottoressa, e una infermiera. La dottoressa è quella che nella vicenda avrebbe tenuto un ruolo più marginale, e che sembra abbia preso subito le distanze da questa strana avventura consumata in un folle pomeriggio e raccontata minuto per minuto in una serrata sequenza via smartphone. L’infermiera è una delle tre donne che, con altrettanti colleghi maschi, avrebbe dato voce alla scatenata “radiocronaca” dello scontro finale preparato in precedenza a tavolino durante una cena. Con un’ulteriore differenza. La dottoressa resterà in pronto soccorso. L’infermiera è destinata, invece, in breve a cambiare aria. Ha già chiesto, come tutti i compagni della partita, di essere trasferita.

Gli altri sei, come detto, sono già finiti altrove. Il medico della sfida finale a due, originario del Centro Italia, si è dimesso prima della scadenza del contratto a termine che lo legava fino al 31 maggio al pronto soccorso, e ha lasciato la città. L’infermiere, vincitore del match, virtuale o meno (ma narrato con realismo quanto meno da attori consumati), ha preso un periodo di ferie e al ritorno approderà a un altro reparto dell’ospedale. Degli altri quattro infermieri, la prima, che era in aspettativa, è già tornata nella regione di residenza, in Sicilia; due, anche loro non vicentini, sono in attesa di trasferirsi, usufruendo della mobilità, a Mestre e a Bologna; e l’ultimo se ne andrà in un’ala lontana del San Bortolo. Per i tre infermieri che restano a Vicenza si parla come nuove destinazioni di medicina, geriatria e nefrologia.

Lo scenario della gara degli aghi - avvenuta (con il condizionale) a dicembre ma scoperta alla fine di aprile dopo i procedimenti disciplinari chiusi dall’Ulss e le due blande sanzioni irrogate ai (presunti) contendenti (ma non per la gara in sé, per la quale non sono emerse prove concrete, bensì solo per l’uso improprio del cellulare durante l’orario di lavoro) - è, appunto, il pronto soccorso. La storia clandestina viene a galla quando uno del gruppo si dissocia e svela la chat segreta. Si scovano i giocatori delle cannule a colori da infilare, non su indicazione medica ma per un gioco di abilità, nelle vene di ignari pazienti. Il primario Riboni si indigna, li convoca, li redarguisce, segnala l’episodio. Il direttore generale Giovanni Pavesi ordina un’inchiesta e Laura Tedeschi, capo dell’ufficio legale dell’Ulss, apre 8 procedimenti disciplinari, che si concludono con due sanzioni e sei archiviazioni. Il medico è punito con la censura scritta. L’infermiere con un rimprovero scritto. Prosciolti la dottoressa e gli altri infermieri. Si sa come sono andate, poi, le cose. Il governatore Luca Zaia si infuria, manda gli ispettori e ordina al capo dell’avvocatura Ezio Zanon di portare una nota in procura. Pavesi trasmette le carte dell’inchiesta agli Ordini dei medici e degli infermieri per le valutazioni di natura deontologica. Il Nursind chiede al dg di mettere sotto accusa Riboni, reo, secondo il sindacato degli infermieri, di aver riportato nel verbale della tesissima riunione con gli Amici di Maria dichiarazioni non veritiere. Si ribalta, o si vuole ribaltare la situazione.

Franco Pepe

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