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Vicenza

La corsa dei rincari rallenta i cantieri. «Imprese a rischio»

Una morsa che rischia di soffocare il mercato proprio in un momento di grande espansione dovuta alla spinta del Superbonus 110%. Un presente in chiaroscuro quello che preoccupa il mondo dell’edilizia, costretto a scontrarsi col rincaro dei prezzi delle materie prime, il cui galoppo è iniziato lo scorso anno per accelerare negli ultimi mesi, proseguendo tuttora su traiettorie in salita che allarmano Confidustria e Confartigianato. Dal ferro al pvc, dal rame al cemento, fino al legno: materiali da costruzione che hanno in qualche caso raddoppiato il loro valore per una serie di fattori, dalla domanda che ha superato la capacità di produzione nella fase di ripresa dell’economia, all’aumento dei prezzi energetici. E per molti vale l’equazione: tanto costosi quanto introvabili. Una fiammata che obbliga le imprese a comprimere i margini di guadagno o addirittura a rinunciare al lavoro.
L’analisi di Giovanni Lovato, presidente degli Edili di Confartigianato Imprese Vicenza e vicepresidente nazionale della categoria, parte dallo scorso anno: «Veniamo da un 2021 che ha già visto importanti aumenti dei prezzi dei materiali, dal 20 al 25 per cento. Oggi se ne prefigurano altri della stessa entità. Ma mentre prima c’era un fattore di speculazione, ora la causa è prevalentemente legata all’incremento dei costi dell’energia. I fornitori hanno già aumentato del 15-18 per cento i prezzi delle lane che si utilizzano per l’isolamento termico. Per non parlare delle malte o del pvc aumentato del 25 per cento. E l’elenco potrebbe continuare, i rialzi riguardano tutti i materiali». Una situazione che mette a dura prova i cantieri. «Tutto questo genera incertezza. Con una sostanziale differenza rispetto allo scorso anno. Se prima abbiamo tamponato gli aumenti contrattualizzando per tempo i lavori, bloccando i prezzi e procedendo agli ordini dei materiali con largo anticipo per accaparrarci un prezzo garantito, oggi non è più così. Quei prezzi non sono più garantiti e noi siamo costretti ad assorbire gli aumenti che gravano in modo importante sull’utile delle imprese». 
Proprio mentre molte sono impegnate nei lavori del Superbonus, un ambito nel quale gli effetti dei rincari sembrano attutiti «perché ci sono prezzi stabiliti per singolo intervento e lavorazione che vengono adeguati e permettono di garantire un minimo di marginalità – precisa - discorso diverso per i lavori coperti in misura minore o non coperti dagli incentivi. In questo caso è il committente a dover esporsi di più economicamente e non è detto che decida di farlo. Ciò provocherà una caduta della domanda».
I correttivi messi in campo dal governo per calmierare i maxi aumenti nei lavori pubblici «non sono sufficienti» per Lovato e il rischio «è che le imprese più piccole e meno strutturate chiudano».
Una preoccupazione condivisa da Luigi Schiavo, presidente della sezione Costruttori edili e impianti di Confindustria Vicenza: «Credo ci sarà un momento di panico per le imprese, soprattutto per quelle che hanno già tensioni finanziarie importanti, poi in futuro il mercato si adeguerà. Tutto il 2022 sarà una sofferenza», osserva Schiavo che distingue tra settore pubblico e privato: «La situazione ha varie sfaccettature. Per le opere pubbliche il governo ha varato misure per compensare la variazione dei prezzi del 2021, anche se nella pratica si sono dimostrate farraginose ed equivoche. Per quanto riguarda i lavori da appaltare ora, sta emergendo un fenomeno. È molto frequente che le gare pubbliche vadano deserte perché le imprese giudicano poco remunerativi e sostenibili gli appalti, anche alla luce di budget calcolati sulla base di progetti di due o tre anni fa, con l’effetto che Comuni o gli enti pubblici sono costretti a rifinanziare gli interventi, magari decidendo di tagliare su altri investimenti in opere pubbliche. Senza contare le difficoltà che sta

Laura Pilastro

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